Scrittori
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Autori: chi può chiamarsi scrittore

Lo scrittore
Molti editori ritengono che scrittore sia colui che abbia pubblicato un libro. Non spiegano se lo abbia davvero scritto giacché succede che si prestino nomi di chiara fama, anche il altri campi, a firmare un testo nemmeno pensato. E poi coloro che scrivono davvero senza pubblicare?
Andiamo a leggere il nostro Zingarelli alla voce scrittore:
  1. chi scrive opere letterarie in prosa;
  2. autore di uno scritto;
  3. nel Medioevo, funzionario di cancelleria;
ossia chi abbia a che fare, comunque, con la scrittura. E come si fa a non essere d'accordo?
Invece troviamo le più ridicole espressioni nei siti delle case editrici che dovrebbero avere maggiore rispetto umano per le persone, chiunque esse siano. Finché si parla di esordienti ci può anche stare, ma quando si arriva a definire chi non abbia mai pubblicato un aspirante scrittore, allora non ci piace affatto. Se qualche editore legge, per caso, questa pagina, ne tragga le oppotune conseguenze e cancelli le parole dal proprio sito.
Come se chi già scrive, aspiri a scrivere. Con una illogicità di pensiero che la dice lunga non solo sul concetto che gli editori hanno di chi fornisce loro da mangiare, (provino a dire di no!), quanto sulla improprietà di linguaggio. La stessa che richiedono sia sempre presente nelle pagine di un manoscritto.
Ma si può aggiungere  anche altro. A che serve l'aggettivo pessimo oppure ottimo o altri aggettivi del genere se riferiti, appunto, a uno scrittore? Se ci sono gli aspiranti dovrebbero anche non esserci ancora gli scrittori, nel senso. E, quindi, nemmeno un ottimo scrittore. Giacché sarebbe assurdo definire una persona che manda un manoscritto alla redazione di una casa editrice, e che non abbia mai pubblicato nulla: ottimo aspitante scrittore. Il che giustificherebbe anche la frase: "Sei un ottimo aspirante scrittore ma non ti possiamo pubblicare!"
Se è davvero così, allora la deduzione è una sola: che le case editrici del genere, non siano degli editori ma anch'essi aspiranti. Che farebbero meglio a definirsi diversamente. Forse commercianti capaci di vendere anche prodotti scaduti o di qualità infima, pur di fare quattrini. Non cultura.
Infine non è chiaro se chi si autopubblica possa essere definito scrittore, o chi paga l'editore per comprarsi le copie del proprio libro o anche chi abbia pubblicato senza versare nessun contributo ma poi non vende nemmeno una copia, che succede anche questo.

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