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Codice Civile
Libro secondo
Delle successioni
Titolo I
Disposizioni generali sulle successioni
Capo I
Dell'apertura della successione, della delazione e dell'acquisto dell'eredità
Art. 456 Apertura della successione
La successione si apre al momento della morte, nel luogo dell'ultimo
domicilio del defunto (43, 45).
Art. 457 Delazione dell'eredità
L'eredità si devolve per legge (565 e seguenti) o per testamento
(587 e seguenti).
Non si fa luogo alla successione legittima se non quando manca, in
tutto o in parte, quella testamentaria.
Le disposizioni testamentarie non possono pregiudicare i diritti che
la legge riserva ai legittimari (536 e seguenti).
Art. 458 Divieto di patti successori
E' nulla ogni convenzione (1321) con cui taluno dispone della propria
successione.
E' del pari nullo ogni atto col quale taluno dispone dei diritti che
gli possono spettare su una successione non ancora aperta, o rinunzia ai
medesimi (557-2, 679).
Art. 459 Acquisto dell'eredità
L'eredità si acquista con l'accettazione (470 e seguenti).
L'effetto dell'accettazione risale al momento nel quale si è
aperta la successione (456, 1146).
Art. 460 Poteri del chiamato prima dell'accettazione
Il chiamato all'eredità può esercitare le azioni possessorie
(1168 e seguenti) a tutela dei beni ereditari, senza bisogno di materiale
apprensione (1146).
Egli inoltre può compiere atti conservativi (Cod. Proc. Civ.
670) di vigilanza e di amministrazione temporanea (486), e può farsi
autorizzare dall'autorità giudiziaria a vendere i beni che non si
possono conservare o la cui conservazione importa grave dispendio (Cod.
Proc. Civ. 747, 748).
Non può il chiamato compiere gli atti indicati nei commi precedenti,
quando si è provveduto alla nomina di un curatore dell'eredità
a norma dell'Art. 528.
Art. 461 Rimborso delle spese sostenute dal chiamato
Se il chiamato rinunzia all'eredità (519 e seguenti), le spese
sostenute per gli atti indicati dall'articolo precedente sono a carico
dell'eredità.
Capo II
Della capacità di succedere
Art. 462 Capacità delle persone fisiche
Sono capaci di succedere tutti coloro che sono nati o concepiti al
tempo dell'apertura della successione.
Salvo prova contraria, si presume concepito al tempo dell'apertura
della successione chi è nato entro i trecento giorni dalla morte
della persona della cui successione si tratta (232).
Possono inoltre ricevere per testamento i figli di una determinata
persona vivente al tempo della morte del testatore, benché non ancora
concepiti (643, 715, 784).
Capo III
Dell'indegnità
Art. 463 Casi d'indegnità
E' escluso dalla successione come indegno (466 e seguenti):
chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della
cui successione si tratta, o il coniuge, o un discendente, o un ascendente
della medesima (801), purché non ricorra alcuna delle cause che
escludono la punibilità a norma della legge penale (Cod. Pen. 45
e seguenti);
chi ha commesso, in danno di una di tali persone, un fatto al quale
la legge penale dichiara applicabili le disposizioni sull'omicidio (Cod.
Pen. 397, 579, 580);
chi ha denunziato una di tali persone per reato punibile con l'ergastolo
o con la reclusione per un tempo non inferiore nel minimo a tre anni, se
la denunzia è stata dichiarata calunniosa in giudizio penale; ovvero
ha testimoniato contro le persone medesime imputate dei predetti reati,
se la testimonianza è stata dichiarata, nei confronti di lui, falsa
in giudizio penale;
chi ha indotto con dolo o violenza la persona, della cui successione
si tratta, a fare, revocare o mutare il testamento, o ne l'ha impedita;
chi ha soppresso, celato o alterato il testamento dal quale la successione
sarebbe stata regolata;
chi ha formato un testamento falso o ne ha fatto scientemente uso.
Art. 464 Restituzione dei frutti
L'indegno è obbligato a restituire i frutti (820) che gli sono
pervenuti dopo l'apertura della successione (535, 1148).
Art. 465 Indegnità del genitore
Colui che è escluso per indegnità dalla successione (463)
non ha sui beni della medesima, che siano devoluti ai suoi figli, i diritti
di usufrutto o di amministrazione che la legge accorda ai genitori (320
e seguenti).
Art. 466 Riabilitazione dell'indegno
Chi è incorso nell'indegnità (463) è ammesso a
succedere quando la persona, della cui successione si tratta, ve lo ha
espressamente abilitato con atto pubblico o con testamento (587, 2699).
Tuttavia l'indegno non espressamente abilitato, se e stato contemplato
nel testamento quando il testatore conosceva la causa dell'indegnità,
è ammesso a succedere nei limiti della disposizione testamentaria.
Capo IV
Della rappresentazione
Art. 467 Nozione
La rappresentazione fa subentrare i discendenti legittimi o naturali
nel luogo e nel grado del loro ascendente, in tutti i casi in cui questi
non può o non vuole accettare l'eredità o il legato.
Si ha rappresentazione nella successione testamentaria quando il testatore
non ha provveduto per il caso in cui l'istituto non possa o non voglia
accettare l'eredità o il legato, e sempre che non si tratti di legato
di usufrutto o di altro diritto di natura personale.
Art. 468 Soggetti
La rappresentazione ha luogo, nella linea retta (75) a favore dei discendenti
dei figli legittimi (23 i e seguenti), legittimati (280 e seguenti) e adottivi
(291 e seguenti), nonché dei discendenti dei figli naturali (250
e seguenti) del defunto, e, nella linea collaterale (75), a favore dei
discendenti dei fratelli e delle sorelle del defunto.
I discendenti (467) possono succedere per rappresentazione anche se
hanno rinunziato (519 e seguenti) all'eredità della persona in luogo
della quale subentrano, o sono incapaci o indegni di succedere rispetto
a questa.
Art. 469 Estensione del diritto di rappresentazione. Divisione
La rappresentazione ha luogo in infinito, siano uguali o disuguali
il grado dei discendenti e il loro numero in ciascuna stirpe.
La rappresentazione ha luogo anche nel caso di unicità di stirpe
(564-3).
Quando vi e rappresentazione la divisione si fa per stirpi (726-2).
Se uno stipite ha prodotto più rami, la suddivisione avviene
per stirpi anche in ciascun ramo, e per capi tra i membri del medesimo
ramo.
Capo V
Dell'accettazione dell'eredità
Sezione I
Disposizioni generali
Art. 470 Accettazione pura e semplice e accettazione col beneficio
d'inventariobr> L'eredità può essere accettata puramente
e semplicemente o col beneficio d'inventario (484 e seguenti).
L'accettazione col beneficio d'inventario può farsi nonostante
qualunque divieto del testatore (634).
Art. 471 Eredità devolute a minori o interdetti
Non si possono accettare le eredità devolute ai minori e agli
interdetti, se non col beneficio d'inventario, osservate le disposizioni
degli artt. 321 e 374.
Art. 472 Eredità devolute a minori emancipati o a inabilitati
I minori emancipati e gli inabilitati non possono accettare l'eredità,
se non col beneficio d'inventario, osservate le disposizioni dell'Art.
394.
Art. 473 Eredità devolute a persone giuridiche
L'accettazione delle eredità devolute alle persone giuridiche
non può farsi che col beneficio d'inventario, osservate le disposizioni
della legge circa l'autorizzazione governativa (17).
Questo articolo non si applica alle società (2247).
Art. 474 Modi di accettazione
L'accettazione può essere espressa o tacita.
Art. 475 Accettazione espressa
L'accettazione e espressa quando, in un atto pubblico (2699) o in una
scrittura privata (2702), il chiamato all'eredità ha dichiarato
di accettarla oppure ha assunto il titolo di erede (2648).
E nulla la dichiarazione di accettare sotto condizione o a termine.
Parimenti è nulla la dichiarazione di accettazione parziale
di eredità.
Art. 476 Accettazione tacita
L'accettazione è tacita quando il chiamato all'eredità
compie un atto che presuppone necessariamente la sua volontà di
accettare e che non avrebbe il diritto di fare se non nella qualità
di erede (527).
Art. 477 Donazione, vendita e cessione dei diritti di successione
La donazione, la vendita (1542) o la cessione, che il chiamato all'eredità
faccia dei suoi diritti di successione a un estraneo o a tutti gli altri
chiamati o ad alcuno di questi, importa accettazione dell'eredità.
Art. 478 Rinunzia che importa accettazione
La rinunzia ai diritti di successione, qualora sia fatta verso corrispettivo
o a favore di alcuni soltanto dei chiamati, importa accettazione.
Art. 479 Trasmissione del diritto di accettazione
Se il chiamato all'eredità muore senza averla accettata, il
diritto di accettarla si trasmette agli eredi.
Se questi non sono d'accordo per accettare o rinunziare, colui che
accetta l'eredità acquista tutti i diritti e soggiace a tutti i
pesi ereditari, mentre vi rimane estraneo chi ha rinunziato (521).
La rinunzia all'eredità propria del trasmittente include rinunzia
all'eredità che al medesimo è devoluta.
Art. 480 Prescrizione
Il diritto di accettare l'eredità si prescrive in dieci anni
(2946).
Il termine decorre dal giorno dell'apertura della successione (456)
e, in caso d'istituzione condizionale (633 e seguenti), dal giorno in cui
si verifica la condizione (2935). Il termine non corre per i chiamati ulteriori,
se vi è stata accettazione da parte di precedenti chiamati e successivamente
il loro acquisto ereditario e venuto meno.
Art. 481 Fissazione di un termine per l'accettazione
Chiunque vi ha interesse può chiedere che l'autorità
giudiziaria fissi un termine (Cod. Proc. Civ. 749) entro il quale il chiamato
dichiari se accetta o rinunzia all'eredità. Trascorso questo termine
senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di
accettare (488).
Art. 482 Impugnazione per violenza o dolo
L'accettazione dell'eredità si può impugnare quando e
effetto di violenza o di dolo (1434 e seguenti).
L'azione si prescrive in cinque anni dal giorno in cui è cessata
la violenza o è stato scoperto il dolo (1442).
Art. 483 Impugnazione per errore
L'accettazione dell'eredità non si può impugnare se è
viziata da errore.
Tuttavia, se si scopre un testamento del quale non si aveva notizia
al tempo dell'accettazione, l'erede (662 e seguente) non è tenuto
a soddisfare i legati scritti in esso oltre il valore dell'eredità,
o con pregiudizio della porzione legittima che gli e dovuta (536 e seguenti).
Se i beni ereditari non bastano a soddisfare tali legati, si riducono proporzionalmente
anche i legati scritti in altri testamenti. Se alcuni legatari sono stati
già soddisfatti per intero, contro di loro è data azione
di regresso.
L'onere di provare il valore dell'eredità incombe all'erede
(2697).
Sezione II
Del beneficio d'inventario
Art. 484 Accettazione col beneficio d'inventario
L'accettazione col beneficio d'inventario (490 e seguenti, 2830) si
fa mediante dichiarazione, ricevuta da un notaio o dal cancelliere della
pretura del mandamento in cui si è aperta la successione, e inserita
nel registro delle successioni conservato nella stessa pretura (att. 52,
53).
Entro un mese dall'inserzione, la dichiarazione deve essere trascritta,
a cura del cancelliere, presso l'ufficio dei registri immobiliari del luogo
in cui si è aperta la successione.
La dichiarazione deve essere preceduta o seguita dall'inventario, nelle
forme prescritte dal codice di procedura civile (Cod. Proc. Civ. 769 e
seguenti).
Se l'inventario è fatto prima della dichiarazione, nel registro
deve pure menzionarsi la data in cui esso e stato compiuto.
Se l'inventario è fatto dopo la dichiarazione, l'ufficiale pubblico
che lo ha redatto deve, nel termine di un mese, far inserire nel registro
l'annotazione della data in cui esso è stato compiuto.
Art. 485 Chiamato all'eredità che è nel possesso di beni
Il chiamato all'eredità, quando a qualsiasi titolo e nel possesso
di beni ereditari, deve fare l'inventario entro tre mesi dal giorno dell'apertura
della successione o della notizia della devoluta eredità. Se entro
questo termine lo ha cominciato ma non e stato in grado di completarlo,
può ottenere dal pretore del luogo in cui si e aperta la successione
una proroga che, salvo gravi circostanze, non deve eccedere i tre mesi
(Cod. Proc. Civ. 7494).
Trascorso tale termine senza che l'inventario sia stato compiuto, il
chiamato all'eredità è considerato erede puro e semplice.
Compiuto l'inventario, il chiamato che non abbia ancora fatto la dichiarazione
a norma dell'Art. 484 ha un termine di quaranta giorni da quello del compimento
dell'inventario medesimo, per deliberare se accetta o rinunzia all'eredità.
Trascorso questo termine senza che abbia deliberato, è considerato
erede puro e semplice.
Art. 486 Poteri
Durante i termini stabiliti dall'articolo precedente per fare l'inventario
e per deliberare, il chiamato, oltre che esercitare i poteri indicati nell'Art.
460, può stare in giudizio come convenuto per rappresentare l'eredità.
Se non compare, l'autorità giudiziaria nomina un curatore all'eredità
affinche la rappresenti in giudizio (Cod. Proc. Civ. 78-80).
Art. 487 Chiamato all'eredità che non è nel possesso
di beni
Il chiamato all'eredità, che non è nel possesso di beni
ereditari, può fare la dichiarazione di accettare col beneficio
d'inventario, fino a che il diritto di accettare non e prescritto.
Quando ha fatto la dichiarazione, deve compiere l'inventario nel termine
di tre mesi dalla dichiarazione, salva la proroga accordata dall'autorità
giudiziaria a norma dell'Art. 485; in mancanza, e considerato erede puro
e semplice.
Quando ha fatto l'inventario non preceduto da dichiarazione d'accettazione,
questa deve essere fatta nei quaranta giorni successivi al compimento dell'inventario;
in mancanza, il chiamato perde il diritto di accettare l'eredità.
Art. 488 Dichiarazione in caso di termine fissato dall'autorità
giudiziariabr> Il chiamato all'eredità che non è nel possesso
di beni ereditari, qualora gli sia stato assegnato un termine a norma dell'Art.
481, deve, entro detto termine, compiere anche l'inventario; se fa la dichiarazione
e non l'inventario, è considerato erede puro e semplice.
L'autorità giudiziaria può accordare una dilazione (Cod.
Proc. Civ. 749-4).
Art. 489 Incapaci
I minori, gli interdetti e gli inabilitati (414 e seguente) non s'intendono
decaduti dal beneficio d'inventario (471, 472), se non al compimento di
un anno dalla maggiore età o dal cessare dello stato d'interdizione
o d'inabilitazione, qualora entro tale termine non si siano conformati
alle norme della presente Sezione.
Art. 490 Effetti del beneficio d'inventario
L'effetto del beneficio d'inventario consiste nel tener distinto il
patrimonio del defunto da quello dell'erede (2941, n. 5). Conseguentemente:
l'erede conserva verso l'eredità tutti i diritti e tutti gli
obblighi che aveva verso il defunto, tranne quelli che si sono estinti
per effetto della morte (448);
l'erede non è tenuto al pagamento dei debiti ereditari e dei
legati oltre il valore dei beni a lui pervenuti (564, 1203);
i creditori dell'eredità e i legatari hanno preferenza sul patrimonio
ereditario di fronte ai creditori dell'erede. Essi però non sono
dispensati dal domandare la separazione dei beni, secondo le disposizioni
del Capo seguente, se vogliono conservare questa preferenza anche nel caso
che l'erede decada dal beneficio d'inventario o vi rinunzi.
Art. 491 Responsabilità dell'erede nell'amministrazione
L'erede con beneficio d'inventario non risponde dell'amministrazione
dei beni ereditari se non per colpa grave.
Art. 492 Garanzia
Se i creditori o altri aventi interesse lo richiedono, l'erede deve
dare idonea garanzia (1179; Cod. Proc. Civ. 750) per il valore dei beni
mobili compresi nell'inventario, per i frutti degli immobili e per il prezzo
dei medesimi che sopravanzi al pagamento dei creditori ipotecari.
Art. 493 Alienazione dei beni ereditari senza autorizzazione
L'erede decade dal beneficio d'inventario, se aliena o sottopone a
pegno o ipoteca beni ereditari, o transige relativamente a questi beni
senza l'autorizzazione scritte dal codice di procedura civile (Cod. Proc.
Civ. 747 e seguenti).
Per i beni mobili l'autorizzazione non è necessaria trascorsi
cinque anni dalla dichiarazione di accettare con beneficio d'inventario.
Art. 494 Omissioni o infedeltà nell'inventario
Dal beneficio d'inventario decade l'erede che ha omesso in mala fede
di denunziare nell'inventario beni appartenenti all'eredità, o che
ha denunziato in mala fede, nell'inventario stesso, passività non
esistenti (527).
Art. 495 Pagamento dei creditori e legatari
Trascorso un mese dalla trascrizione prevista nell'Art. 484 o dall'annotazione
disposta nello stesso articolo per il caso che l'inventario sia posteriore
alla dichiarazione, l'erede, quando creditori o legatari non si oppongono
(2906) ed egli non intende promuovere la liquidazione a norma dell'Art.
503, paga i creditori e i legatari a misura che si presentano, salvi i
loro diritti di poziorità (2741).
Esaurito l'asse ereditario, i creditori rimasti insoddisfatti hanno
soltanto diritto di regresso contro i legatari, ancorché di cosa
determinata appartenente al testatore (649), nei limiti del valore del
legato.
Tale diritto si prescrive in tre anni dal giorno dell'ultimo pagamento,
salvo che il credito sia anteriormente prescritto (2934 e seguenti).
Art. 496 Rendimento del conto
L'erede ha l'obbligo di rendere conto della sua amministrazione ai
creditori e ai legatari, i quali possono fare assegnare un termine all'erede
(Cod. Proc. Civ. 263 e seguenti, 747 e seguente.; att. Cod. Proc. Civ.
109, 178).
Art. 497 Mora nel rendimento del conto
L'erede non può essere costretto al pagamento con i propri beni,
se non quando è stato costituito in mora (1219) a presentare il
conto e non ha ancora soddisfatto a quest'obbligo.
Dopo la liquidazione del conto, non può essere costretto al
pagamento con i propri beni se non fino alla concorrenza delle somme di
cui è debitore.
Art. 498 Liquidazione dell'eredità in caso di opposizione
Qualora entro il termine indicato nell'Art. 495 gli sia stata notificata
opposizione da parte di creditori o di legatari, l'erede non può
eseguire pagamenti, ma deve provvedere alla liquidazione dell'eredità
nell'interesse di tutti i creditori e legatari.
A tal fine egli, non oltre un mese dalla notificazione dell'opposizione,
deve, a mezzo di un notaio del luogo dell'aperta successione (456), invitare
i creditori e i legatari a presentare, entro un termine stabilito dal notaio
stesso e non inferiore a giorni trenta, le dichiarazioni di credito.
L'invito è spedito per raccomandata ai creditori e ai legatari
dei quali è noto il domicilio o la residenza ed e pubblicato nel
foglio degli annunzi legali della provincia.
Art. 499 Procedura di liquidazione
Scaduto il termine entro il quale devono presentarsi le dichiarazioni
di credito, l'erede provvede, con l'assistenza del notaio, a liquidare
le attività ereditarie facendosi autorizzare alle alienazioni necessarie.
Se l'alienazione ha per oggetto beni sottoposti a privilegio o a ipoteca,
i privilegi non si estinguono, e le ipoteche non possono essere cancellate
sino a che l'acquirente non depositi il prezzo nel modo stabilito dal giudice
o non provveda al pagamento dei creditori collocati nello stato di graduazione
previsto dal comma seguente.
L'erede forma, sempre con l'assistenza del notaio, lo stato di graduazione.
I creditori sono collocati secondo i rispettivi diritti di prelazione (2741
e seguenti). Essi sono preferiti ai legatari. Tra i creditori non aventi
diritto a prelazione l'attivo ereditario è ripartito in proporzione
dei rispettivi crediti. Qualora, per soddisfare i creditori, sia necessario
comprendere nella liquidazione anche l'oggetto di un legato di specie (649),
sulla somma che residua dopo il pagamento dei creditori il legatario di
specie è preferito agli altri legatari.
Art. 500 Termine per la liquidazione
L'autorità giudiziaria, su istanza di alcuno dei creditori o
legatari, può assegnare un termine all'erede per liquidare le attività
ereditarie e per formare lo stato di graduazione (Cod. Proc. Civ. 749).
Art. 501 Reclami
Compiuto lo stato di graduazione, il notaio ne dà avviso con
raccomandata ai creditori e legatari di cui è noto il domicilio
o la residenza, e provvede alla pubblicazione di un estratto dello stato
nel foglio degli annunzi legali della provincia. Trascorsi senza reclami
trenta giorni dalla data di questa pubblicazione, lo stato di graduazione
diviene definitivo.
Art. 502 Pagamento dei creditori e dei legatari
Divenuto definitivo lo stato di graduazione (501) o passata in giudicato
la sentenza che pronunzia sui reclami, l'erede deve soddisfare i creditori
e i legatari in conformità dello stato medesimo. Questo costituisce
titolo esecutivo contro l'erede (Cod. Proc. Civ. 474).
La collocazione dei crediti condizionali non impedisce il pagamento
dei creditori posteriori, sempre che questi diano cauzione (1179).
I creditori e i legatari che non si sono presentati hanno azione contro
l'erede solo nei limiti della somma che residua dopo il pagamento dei creditori
e dei legatari collocati nello stato di graduazione. Questa azione si prescrive
in tre anni dal giorno in cui lo stato e divenuto definitivo o è
passata in giudicato la sentenza che ha pronunziato sui reclami, salvo
che il credito sia anteriormente prescritto.
Art. 503 Liquidazione promossa dall'erede
Anche quando non vi e opposizione di creditori o di legatari, l'erede
può valersi della procedura di liquidazione prevista dagli articoli
precedenti (att. 132).
Il pagamento fatto a creditori privilegiati ipotecari non impedisce
all'erede di valersi di questa procedura.
Art. 504 Liquidazione nel caso di più eredi
Se vi sono più eredi con beneficio d'inventario, ciascuno può
promuovere la liquidazione; ma deve convocare i propri coeredi al notaio
nel termine che questi ha stabilito per la dichiarazione dei crediti. I
coeredi che non si presentano sono rappresentati nella liquidazione dal
notaio.
Art. 505 Decadenza dal beneficio
L'erede che, in caso di opposizione, non osserva le norme stabilite
dall'Art. 498 o non compie la liquidazione o lo stato di graduazione nel
termine stabilito dall'Art. 500, decade dal beneficio d'inventario.
Parimenti decade dal beneficio d'inventario l'erede che, nel caso previsto
dall'Art. 503 dopo l'invito ai creditori di presentare le dichiarazioni
di credito, esegue pagamenti prima che sia definita la procedura di liquidazione
o non osserva il termine che gli è stato prefisso a norma dell'Art.
500.
La decadenza non si verifica quando si tratta di pagamenti a favore
di creditori privilegiati o ipotecari. In ogni caso la decadenza dal beneficio
d'inventario può essere fatta valere solo dai creditori del defunto
e dai legatari.
Art. 506 Procedure individuali
Eseguita la pubblicazione prescritta dal terzo comma dell'Art. 498,
non possono essere promosse procedure esecutive a istanza dei creditori.
Possono tuttavia essere continuate quelle in corso, ma la parte di prezzo
che residua dopo il pagamento dei creditori privilegiati e ipotecari deve
essere distribuita in base allo stato di graduazione previsto dall'Art.
499.
I crediti a termine diventano esigibili. Resta tuttavia il beneficio
del termine, quando il credito e munito di garanzia reale (2747, 2796,
2808) su beni la cui alienazione non si renda necessaria ai fini della
liquidazione, e la garanzia stessa è idonea ad assicurare il soddisfacimento
integrale del credito.
Dalla data di pubblicazione dell'invito ai creditori previsto dal terzo
comma dell'Art. 498 e sospeso il decorso degl'interessi dei crediti chirografari.
I creditori tuttavia hanno diritto, compiuta la liquidazione, al collocamento
degli interessi sugli eventuali residui.
Art. 507 Rilascio dei beni ai creditori e ai legatari
L'erede, non oltre un mese dalla scadenza del termine stabilito per
presentare le dichiarazioni di credito, se non ha provveduto ad alcun atto
di liquidazione, può rilasciare tutti i beni ereditari a favore
dei creditori e dei legatari.
A tal fine l'erede deve, nelle forme indicate dall'Art. 498, dare avviso
ai creditori e ai legatari dei quali è noto il domicilio o la residenza
(43); deve iscrivere la dichiarazione di rilascio nel registro delle successioni
(att. 52, 53), annotarla in margine alla trascrizione prescritta dal secondo
comma dell'Art. 484, e trascriverla presso gli uffici dei registri immobiliari
dei luoghi in cui si trovano gli immobili ereditari e presso gli uffici
dove sono registrati i beni mobili (2663).
Dal momento in cui è trascritta la dichiarazione di rilascio,
gli atti di disposizione dei beni ereditari compiuti dall'erede sono senza
effetto rispetto ai creditori e ai legatari (2649). L'erede deve consegnare
i beni al curatore nominato secondo le norme dell'articolo seguente. Eseguita
la consegna, egli resta liberato da ogni responsabilità per i debiti
ereditari (1177, 2930).
Art. 508 Nomina del curatore
Trascritta la dichiarazione di rilascio, il pretore del luogo dell'aperta
successione, su istanza dell'erede o di uno dei creditori o legatari, o
anche d'ufficio, nomina un curatore, perché provveda alla liquidazione
secondo le norme degli artt. 498 e seguenti.
Il decreto di nomina del curatore è iscritto nel registro delle
successioni (att. 52, 53).
Le attività che residuano, pagate le spese della curatela e
soddisfatti i creditori e i legatari collocati nello stato di graduazione,
spettano all'erede, salva l'azione dei creditori e legatari, che non si
sono presentati, nei limiti determinati dal terzo comma dell'Art. 502.
Art. 509 Liquidazione proseguita su istanza dei creditori o legatari
Se, dopo la scadenza del termine stabilito per presentare le dichiarazioni
di credito, l'erede incorre nella decadenza dal beneficio d'inventario,
ma nessuno dei creditori o legatari la fa valere, il pretore del luogo
dell'aperta successione, su istanza di uno dei creditori o legatari, sentiti
l'erede e coloro che hanno presentato le dichiarazioni di credito, può
nominare un curatore con l'incarico di provvedere alla liquidazione dell'eredità
secondo le norme degli artt. 499 e seguenti. Dopo la nomina del curatore,
la decadenza dal beneficio non può più essere fatta valere.
Il decreto di nomina del curatore è iscritto nel registro delle
successioni (att. 52, 53), annotato a margine della trascrizione prescritta
dal secondo comma dell'Art. 484, e trascritto negli uffici dei registri
immobiliari dei luoghi dove si trovano gli immobili ereditari e negli uffici
dove sono registrati i beni mobili (2663).
L'erede perde l'amministrazione dei beni ed è tenuto a consegnarli
al curatore. Gli atti di disposizione che l'erede compie dopo trascritto
il decreto di nomina del curatore sono senza effetto rispetto ai creditori
e ai legatari (2649).
Art. 510 Accettazione o inventario fatti da uno dei chiamatibr> L'accettazione
con beneficio d'inventario fatta da uno dei chiamati giova a tutti gli
altri, anche se l'inventario è compiuto da un chiamato diverso da
quello che ha fatto la dichiarazione.
Art. 511 Spese
Le spese dell'apposizione dei sigilli (Cod. Proc. Civ. 752 e seguente),
dell'inventario e di ogni altro atto dipendente dall'accettazione con beneficio
d'inventario sono a carico dell'eredità.
Capo VI
Della separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede
Art. 512 Oggetto della separazione
La separazione dei beni del defunto da quelli dell'erede assicura il
soddisfacimento, con i beni del defunto, dei creditori di lui e dei legatari
che l'hanno esercitata, a preferenza dei creditori dell'erede (490).
Il diritto alla separazione spetta anche ai creditori o legatari che
hanno altre garanzie (2741, 2772) sui beni del defunto.
La separazione non impedisce ai creditori e ai legatari che l'hanno
esercitata, di soddisfarsi anche sui beni propri dell'erede.
Art. 513 Separazione contro i legatari di specie
I creditori del defunto possono esercitare la separazione anche rispetto
ai beni che formano oggetto di legato di specie (649).
Art. 514 Rapporti tra creditori separatisti e non separatisti
I creditori e i legatari che hanno esercitato la separazione hanno
diritto di soddisfarsi sui beni separati a preferenza dei creditori e dei
legatari che non l'hanno esercitata, quando il valore della parte di patrimonio
non separata sarebbe stato sufficiente a soddisfare i creditori e i legatari
non separatisti.
Fuori di questo caso, i creditori e i legatari non separatisti possono
concorrere con coloro che hanno esercitato la separazione; ma, se parte
del patrimonio non e stata separata, il valore di questa si aggiunge al
prezzo dei beni separati per determinare quanto spetterebbe a ciascuno
dei concorrenti, e quindi si considera come attribuito integralmente ai
creditori e ai legatari non separatisti (att. 54). Quando la separazione
è esercitata da creditori e legatari, i creditori sono preferiti
ai legatari. La preferenza è anche accordata, nel caso previsto
dal comma precedente, ai creditori non separatisti di fronte ai legatari
separatisti (756).
Restano salve in ogni caso le cause di prelazione (2741 e seguenti).
Art. 515 Cessazione della separazione
L'erede può impedire o far cessare la separazione pagando i
creditori e i legatari, e dando cauzione (1179) per il pagamento di quelli
il cui diritto è sospeso da condizione o sottoposto a termine, oppure
è contestato.
Art. 516 Termine per l'esercizio del diritto alla separazione
Il diritto alla separazione deve essere esercitato entro il termine
di tre mesi dall'apertura della successione.
Art. 517 Separazione riguardo ai mobili
Il diritto alla separazione riguardo ai mobili si esercita mediante
domanda giudiziale. La domanda si propone con ricorso al pretore del luogo
dell'aperta successione, il quale ordina l'inventario, se non e ancora
fatto, e dà le disposizioni necessarie per la conservazione dei
beni stessi.
Riguardo ai mobili già alienati dall'erede, il diritto alla
separazione comprende soltanto il prezzo non ancora pagato.
Art. 518 Separazione riguardo agli immobili
Riguardo agli immobili e agli altri beni capaci d'ipoteca, il diritto
alla separazione si esercita mediante l'iscrizione del credito o del legato
sopra ciascuno dei beni stessi. L'iscrizione si esegue nei modi stabiliti
per iscrivere le ipoteche (2827 e seguenti), indicando il nome del defunto
e quello dell'erede, se è conosciuto, e dichiarando che l'iscrizione
stessa viene presa a titolo di separazione dei beni. Per tale iscrizione
non è necessario esibire il titolo.
Le iscrizioni a titolo di separazione, anche se eseguite in tempi diversi,
prendono tutte il grado della prima e prevalgono sulle trascrizioni ed
iscrizioni contro l'erede o il legatario, anche se anteriori.
Alle iscrizioni a titolo di separazione sono applicabili le norme sulle
ipoteche (2808 e seguenti).
Capo VII
Della rinunzia all'eredità
Art. 519 Dichiarazione di rinunzia
La rinunzia all'eredità deve farsi con dichiarazione, ricevuta
da un notaio o dal cancelliere della pretura del mandamento in cui si è
aperta la successione, e inserita nel registro delle successioni (att.
52, 53, 133). La rinunzia fatta gratuitamente a favore di tutti coloro
ai quali si sarebbe devoluta la quota del rinunziante non ha effetto finché,
a cura di alcuna delle parti, non siano osservate le forme indicate nel
comma precedente.
Art. 520 Rinunzia condizionata, a termine o parziale
E' nulla la rinunzia fatta sotto condizione o a termine o solo per
parte (475).
Art. 521 Retroattività della rinunzia
Chi rinunzia all'eredità è considerato come se non vi
fosse mai stato chiamato.
Il rinunziante può tuttavia ritenere la donazione o domandare
il legato a lui fatto sino alla concorrenza della porzione disponibile
(556), salve le disposizioni degli artt. 551 e 552.
Art. 522 Devoluzione nelle successioni legittime
Nelle successioni legittime la parte di colui che rinunzia si accresce
a coloro che avrebbero concorso col rinunziante, salvo il diritto di rappresentazione
(467 e seguenti) e salvo il disposto dell'ultimo comma dell'Art. 571. Se
il rinunziante e solo, l'eredità si devolve a coloro ai quali spetterebbe
nel caso che egli mancasse.
Art. 523 Devoluzione nelle successioni testamentarie
Nelle successioni testamentarie, se il testatore non ha disposto una
sostituzione (688) e se non ha luogo il diritto di rappresentazione (4672),
la parte del rinunziante si accresce ai coeredi a norma dell'Art. 674,
ovvero si devolve agli eredi legittimi a norma dell'Art. 677.
Art. 524 Impugnazione della rinunzia da parte dei creditori
Se taluno rinunzia, benché senza frode, a un'eredità
con danno dei suoi creditori, questi possono farsi autorizzare ad accettare
l'eredità in nome e luogo del rinunziante, al solo scopo di soddisfarsi
sui beni ereditari fino alla concorrenza dei loro crediti (2652, 2740).
Il diritto dei creditori si prescrive in cinque anni dalla rinunzia (2934
e seguenti).
Art. 525 Revoca della rinunzia
Fino a che il diritto di accettare l'eredità non e prescritto
(480) contro i chiamati che vi hanno rinunziato, questi possono sempre
accettarla, se non è già stata acquistata da altro dei chiamati,
senza pregiudizio delle ragioni acquistate da terzi sopra i beni dell'eredità.
Art. 526 Impugnazione per violenza o dolo
La rinunzia all'eredità si può impugnare solo se è
l'effetto di violenza o di dolo (1434 e seguenti).
L'azione si prescrive in cinque anni dal giorno in cui è cessata
la violenza o e stato scoperto il dolo (1442).
Art. 527 Sottrazione di beni ereditari
I chiamati all'eredità, che hanno sottratto o nascosto beni
spettanti all'eredità stessa, decadono dalla facoltà di rinunziarvi
e si considerano eredi puri e semplici, nonostante la loro rinunzia.
Capo VIII
Dell'eredità giacente
Art. 528 Nomina del curatore
Quando il chiamato non ha accettato l'eredità e non e nel possesso
di beni ereditari (458 e seguenti), il pretore del mandamento in cui si
e aperta la successione, su istanza delle persone interessate o anche d'ufficio,
nomina un curatore dell'eredità.
Il decreto di nomina del curatore, a cura del cancelliere, e pubblicato
per estratto nel foglio degli annunzi legali della provincia e iscritto
nel registro delle successioni (att. 52, 53).
Art. 529 Obblighi del curatore
Il curatore e tenuto a procedere all'inventario dell'eredità,
a esercitarne e promuoverne le ragioni, a rispondere alle istanze proposte
contro la medesima, ad amministrarla, a depositare presso le casse postali
o presso un istituto di credito designato dal pretore il danaro che si
trova nell'eredità o si ritrae dalla vendita dei mobili o degli
immobili, e, da ultimo, a rendere conto della propria amministrazione.
Art. 530 Pagamento dei debiti ereditari
Il curatore può provvedere al pagamento dei debiti ereditari
e dei legati, previa autorizzazione del pretore (Cod. Proc. Civ. 783).
Se però alcuno dei creditori o dei legatari fa opposizione,
il curatore non può procedere ad alcun pagamento, ma deve provvedere
alla liquidazione dell'eredità secondo le norme degli artt. 498
e seguenti (att. 134-2).
Art. 531 Inventario, amministrazione e rendimento dei conti
Le disposizioni della Sezione II del Capo V di questo Titolo, che riguardano
l'inventario, l'amministrazione e il rendimento di conti da parte dell'erede
con beneficio d'inventario, sono comuni al curatore dell'eredità
giacente, esclusa la limitazione della responsabilità per colpa
(491).
Art. 532 Cessazione della curatela per accettazione dell'eredità
Il curatore cessa dalle sue funzioni quando l'eredità è
stata accettata.
Art. 533 Nozione
L'erede può (2652, 2690) chiedere il riconoscimento della qualità
ereditaria contro chiunque possiede tutti o parte dei beni ereditari a
titolo di erede o senza titolo alcuno, allo scopo di ottenere la restituzione
dei beni medesimi.
L'azione è imprescrittibile, salvi gli effetti dell'usucapione
rispetto ai singoli beni (1158 e seguenti).
Art. 534 Diritti dei terzi
L'erede può agire anche contro gli aventi causa da chi possiede
a titolo di erede o senza titolo. Sono salvi i diritti acquistati, per
effetto di convenzioni a titolo oneroso con l'erede apparente, dai terzi
i quali provino di avere contrattato in buona fede.
La disposizione del comma precedente non si applica ai beni immobili
e ai beni mobili iscritti nei pubblici registri, se l'acquisto a titolo
di erede (2648) e l'acquisto dall'erede apparente non sono stati trascritti
anteriormente alla trascrizione dell'acquisto da parte dell'erede o del
legatario vero, o alla trascrizione della domanda giudiziale contro l'erede
apparente (2652, n. 7).
Art. 535 Possessore di beni ereditari
Le disposizioni in materia di possesso si applicano anche al possessore
di beni ereditari, per quanto riguarda la restituzione dei frutti, le spese,
i miglioramenti e le addizioni (1148 e seguenti).
Il possessore in buona fede, che ha alienato pure in buona fede una
cosa dell'eredità, è solo obbligato a restituire all'erede
il prezzo o il corrispettivo ricevuto. Se il prezzo o il corrispettivo
è ancora dovuto, l'erede subentra nel diritto di conseguirlo (2038).
E possessore in buona fede colui che ha acquistato il possesso dei
beni ereditari, ritenendo per errore di essere erede. La buona fede non
giova se l'errore dipende da colpa grave (1147).
Capo IX
Dei legittimari
Sezione I
Dei diritti riservati ai legittimari
Art. 536 Legittimari
Le persone a favore delle quali la legge riserva (457, 549) una quota
di eredità o altri diritti nella successione sono: il coniuge, i
figli legittimi, i figli naturali, gli ascendenti legittimi.
Ai figli legittimi sono equiparati i legittimati e gli adottivi.
A favore dei discendenti (77) dei figli legittimi o naturali, i quali
vengono alla successione in luogo di questi (467), la legge riserva gli
stessi diritti che sono riservati ai figli legittimi o naturali.
Art. 537 Riserva a favore dei figli legittimi e naturali
Salvo quanto disposto dall'Art. 542, se il genitore lascia un figlio
solo, legittimo o naturale (459, 231, 573), a questi è riservata
la metà del patrimonio.
Se i figli sono più, è loro riservata la quota dei due
terzi, da dividersi in parti uguali tra tutti i figli, legittimi e naturali.
I figli legittimi possono soddisfare in denaro o in beni immobili ereditari
la porzione spettante ai figli naturali che non vi si oppongano. Nel caso
di opposizione decide il giudice, valutate le circostanze personali e patrimoniali.
Art. 538 Riserva a favore degli ascendenti legittimi
Se chi muore non lascia figli legittimi né naturali, ma ascendenti
legittimi, a favore di questi è riservato un terzo del patrimonio,
salvo quanto disposto dall' Art. 544.
In caso di pluralità di ascendenti, la riserva è ripartita
tra i medesimi secondo i criteri previsti dall'Art. 569.
Art. 539 (abrogato)
Art. 540 Riserva a favore del coniuge
A favore del coniuge (459) è riservata la metà del patrimonio
dell'altro coniuge, salve le disposizioni dell'Art. 542 per il caso di
concorso con i figli.
Al coniuge, anche quando concorra con altri chiamati, sono riservati
i diritti di abitazione sulla casa adibita a residenza familiare (144),
e di uso sui mobili che la corredano, se di proprietà del defunto
o comuni.
Tali diritti gravano sulla porzione disponibile e, qualora questa non
sia sufficiente, per il rimanente sulla quota di riserva del coniuge ed
eventualmente sulla quota riservata ai figli.
Art. 541 (abrogato)
Art. 542 Concorso di coniuge e figli
Se chi muore lascia, oltre al coniuge, un solo figlio, legittimo o
naturale (459, 231, 258) a quest'ultimo è riservato un terzo del
patrimonio ed un altro terzo spetta al coniuge.
Quando i figli, legittimi o naturali, sono più di uno, ad essi
è complessivamente riservata la metà del patrimonio e al
coniuge spetta un quarto del patrimonio del defunto. La divisione tra tutti
i figli, legittimi e naturali, è effettuata in parti uguali. Si
applica il terzo comma dell'Art. 537.
Art. 543 (abrogato)
Art. 544 Concorso di ascendenti legittimi e coniuge
Quando chi muore non lascia né figli legittimi né figli
naturali, ma ascendenti legittimi e il coniuge (459), a quest'ultimo è
riservata la metà del patrimonio, ed agli ascendenti un quarto.
In caso di pluralità di ascendenti, la quota di riserva ad essi
attribuita ai sensi del precedente comma è ripartita tra i medesimi
secondo i criteri previsti dall'Art. 569.
Art. 545-547 (abrogati)
Art. 548 Riserva a favore del coniuge separato
Il coniuge cui non è stata addebitata la separazione con sentenza
passata in giudicato (Cod. Proc. Civ. 324), ai sensi del secondo comma
dell' Art. 151, ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato.
Il coniuge cui è stata addebitata la separazione con sentenza passata
in giudicato ha diritto soltanto ad un assegno vitalizio se al momento
dell'apertura della successione godeva degli alimenti a carico del coniuge
deceduto. L'assegno è commisurato alle sostanze ereditarie e alla
qualità e al numero degli eredi legittimi, e non è comunque
di entità superiore a quella della prestazione alimentare goduta.
La medesima disposizione si applica nel caso in cui la separazione sia
stata addebitata ad entrambi i coniugi.
Art. 549 Divieto di pesi o condizioni sulla quota dei legittimari
Il testatore non può imporre pesi o condizioni sulla quota spettante
ai legittimari, salva l'applicazione delle norme contenute nel Titolo IV
di questo libro (733 e seguenti).
Art. 550 Lascito eccedente la porzione disponibile
Quando il testatore dispone di un usufrutto o di una rendita vitalizia
(1872) il cui reddito eccede quello della porzione disponibile (556), i
legittimari (536), ai quali è stata assegnata la nuda proprietà
della disponibile o di parte di essa, hanno la scelta o di eseguire tale
disposizione o di abbandonare (1350) la nuda proprietà della porzione
disponibile. Nel secondo caso il legatario, conseguendo la disponibile
abbandonata, non acquista la qualità di erede (588).
La stessa scelta spetta ai legittimari quando il testatore ha disposto
della nuda proprietà di una parte eccedente la disponibile.
Se i legittimari sono più, occorre l'accordo di tutti perché
la disposizione testamentaria abbia esecuzione.
Le stesse norme si applicano anche se dell'usufrutto, della rendita
o della nuda proprietà è stato disposto con donazione.
Art. 551 Legato in sostituzione di legittima
Se a un legittimario è lasciato un legato in sostituzione della
legittima, egli può rinunziare al legato (649 e seguenti) e chiedere
la legittima.
Se preferisce di conseguire il legato, perde il diritto di chiedere
un supplemento, nel caso che il valore del legato sia inferiore a quello
della legittima, e non acquista la qualità di erede (588). Questa
disposizione non si applica quando il testatore ha espressamente attribuito
al legittimario la facoltà di chiedere il supplemento.
Il legato in sostituzione della legittima grava sulla porzione indisponibile.
Se però il valore del legato eccede quello della legittima spettante
al legittimario, per l'eccedenza il legato grava sulla disponibile.
Art. 552 Donazione e legati in conto di legittima
Il legittimario che rinunzia all'eredità (519 e seguenti), quando
non si ha rappresentazione (467), può sulla disponibile ritenere
le donazioni o conseguire i legati a lui fatti (521-2); ma quando non vi
è stata espressa dispensa dall'imputazione (564-2), se per integrare
la legittima spettante agli eredi è necessario ridurre le disposizioni
testamentarie o le donazioni (554 e seguenti), restano salve le assegnazioni,
fatte dal testatore sulla disponibile, che non sarebbero soggette a riduzione
se il legittimario accettasse l'eredità, e si riducono le donazioni
e i legati fatti a quest'ultimo.
Sezione II
Della reintegrazione della quota riservata ai legittimari
Art. 553 Riduzione delle porzioni degli eredi legittimi in concorso
con legittimaribr> Quando sui beni lasciati dal defunto si apre in tutto
o in parte la successione legittima (457), nel concorso di legittimari
con altri successibili, le porzioni che spetterebbero a questi ultimi si
riducono proporzionalmente nei limiti in cui è necessario per integrare
la quota riservata (537 e seguenti) ai legittimari, i quali però
devono imputare a questa, ai sensi dell'Art. 564, quanto hanno ricevuto
dal defunto in virtù di donazioni o di legati.
Art. 554 Riduzione delle disposizioni testamentarie
Le disposizioni testamentarie eccedenti la quota di cui il defunto
poteva disporre sono soggette a riduzione (557 e seguenti) nei limiti della
quota medesima (2652).
Art. 555 Riduzione delle donazioni
Le donazioni (809, 1923), il cui valore eccede la quota della quale
il defunto poteva disporre (172), sono soggette a riduzione fino alla quota
medesima (att. 135).
Le donazioni non si riducono se non dopo esaurito il valore dei beni
di cui è stato disposto per testamento.
Art. 556 Determinazione della porzione disponibile
Per determinare l'ammontare della quota di cui il defunto poteva disporre
si forma una massa di tutti i beni che appartenevano al defunto al tempo
della morte, detraendone i debiti. Si riuniscono quindi fittiziamente i
beni di cui sia stato disposto a titolo di donazione, secondo il loro valore
determinato in base alle regole dettate negli artt. 747 e 750 e sull'asse
così formato si calcola la quota ii cui il defunto poteva disporre
(537 e seguenti, 737; att. 135-2).
Art. 557 Soggetti che possono chiedere la riduzione
La riduzione delle donazioni (809) e delle disposizioni lesive della
porzione di legittima non può essere domandata che dai legittimari
e dai loro eredi o aventi causa (537 e seguenti).
Essi non possono rinunziare a questo diritto, finché vive il
donante né con dichiarazione espressa, né prestando il loro
assenso alla donazione (458).
I donatari e i legatari non possono chiedere la riduzione, né
approfittarne. Non possono chiederla né approfittarne nemmeno i
creditori del defunto, se il legittimario avente diritto alla riduzione
ha accettato con il beneficio d'inventario (484 e seguenti).
Art. 558 Modo di ridurre le disposizioni testamentarie
La riduzione delle disposizioni testamentarie avviene proporzionalmente,
senza distinguere tra eredi e legatari.
Se il testatore ha dichiarato che una sua disposizione deve avere effetto
a preferenza delle altre, questa disposizione non si riduce, se non in
quanto il valore delle altre non sia sufficiente a integrare la quota riservata
ai legittimari.
Art. 559 Modo di ridurre le donazioni
Le donazioni (809) si riducono cominciando dall'ultima e risalendo
via via alle anteriori.
Art. 560 Riduzione del legato o della donazione d'immobili
Quando oggetto del legato o della donazione da ridurre è un
immobile (812), la riduzione si fa separando dall'immobile medesimo la
parte occorrente per integrare la quota riservata, se ciò può
avvenire comodamente (720).
Se la separazione non può farsi comodamente e il legatario o
il donatario ha nell'immobile un'eccedenza maggiore del quarto della porzione
disponibile, l'immobile si deve lasciare per intero nell'eredità,
salvo il diritto di conseguire il valore della porzione disponibile. Se
l'eccedenza non supera il quarto, il legatario o il donatario può
ritenere tutto l'immobile, compensando in danaro i legittimari.
Il legatario o il donatario che è legittimario può ritenere
tutto l'immobile, purché il valore di esso non superi l'importo
della porzione disponibile e della quota che gli spetta come legittimario.
Art. 561 Restituzione degli immobili
Gli immobili restituiti in conseguenza della riduzione sono liberi
da ogni peso o ipoteca di cui il legatario o il donatario può averli
gravati, salvo il disposto del n. 8 dell'Art. 2652. La stessa disposizione
si applica per i mobili iscritti in pubblici registri (2683, 2690).
I frutti (820) sono dovuti a decorrere dal giorno della domanda giudiziale
(1148).
Art. 562 Insolvenza del donatario soggetto a riduzione
Se la cosa donata è perita per causa imputabile al donatario
o ai suoi aventi causa o se la restituzione della cosa donata non può
essere richiesta contro l'acquirente, e il donatario è in tutto
o in parte insolvente (2652), il valore della donazione che non si può
recuperare dal donatario si detrae dalla massa ereditaria, ma restano impregiudicate
le ragioni di credito del legittimario e dei donatari antecedenti contro
il donatario insolvente.
Art. 563 Azione contro gli aventi causa dai donatari soggetti a riduzionebr>
Se i donatari contro i quali è stata pronunziata la riduzione hanno
alienato a terzi gli immobili donati, il legittimario, premessa l'escussione
dei beni del donatario, può chiedere ai successivi acquirenti, nel
modo e nell'ordine in cui si potrebbe chiederla ai donatari medesimi, la
restituzione degli immobili (2652, n. 8).
L'azione per ottenere la restituzione deve proporsi secondo l'ordine
di data delle alienazioni, cominciando dall'ultima. Contro i terzi acquirenti
può anche essere richiesta la restituzione dei beni mobili, oggetto
della donazione, salvi gli effetti del possesso di buona fede (1153 e seguenti).
Il terzo acquirente può liberarsi dall'obbligo di restituire
in natura le cose donate pagando l'equivalente in danaro.
Art. 564 Condizioni per l'esercizio dell'azione di riduzione
Il legittimario che non ha accettato l'eredità col beneficio
d'inventario (484 e seguenti) non può chiedere la riduzione delle
donazioni e dei legati, salvo che le donazioni e i legati siano stati fatti
a persone chiamate come coeredi, ancorché abbiano rinunziato all'eredità.
Questa disposizione non si applica all'erede che ha accettato col beneficio
d'inventario e che ne è decaduto (439 e seguenti).
In ogni caso il legittimario, che domanda la riduzione di donazioni
o di disposizioni testamentarie, deve imputare (737 e seguenti) alla sua
porzione legittima le donazioni e i legati a lui fatti, salvo che ne sia
stato espressamente dispensato (553; att. 1352).
Il legittimario che succede per rappresentazione (467 e seguenti) deve
anche imputare le donazioni e i legati fatti, senza espressa dispensa,
al suo ascendente (740; att. 1352).
La dispensa non ha effetto a danno dei donatari anteriori. Ogni cosa,
che, secondo le regole contenute nel Capo II del Titolo IV di questo libro,
è esente da collazione, è pure esente da imputazione.
Titolo II
Delle successioni legittime
Art. 565 Categorie dei successibili
Nella successione legittima l'eredità si devolve al coniuge,
ai discendenti legittimi e naturali, agli ascendenti legittimi, ai collaterali,
agli altri parenti e allo Stato, nell'ordine e secondo le regole stabilite
nel presente Titolo.
Capo I
Della successione dei parenti
Art. 566 Successione dei figli legittimi e naturali
Al padre ed alla madre succedono (459) i figli legittimi e naturali,
in parti uguali.
Si applica il terzo comma dell'Art. 537.
Art. 567 Successione dei figli legittimati e adottivi
Ai figli legittimi sono equiparati i legittimati (280 e seguenti) e
gli adottivi (291 e seguenti, 309, 314-326).
I figli adottivi sono estranei alla successione dei parenti dell'adottante
(300-2).
Art. 568 Successione dei genitori
A colui che muore senza lasciare prole, né fratelli o sorelle
o loro discendenti (467 e seguenti), succedono (459) il padre e la madre
in eguali porzioni, o il genitore che sopravvive.
Art. 569 Successione degli ascendenti
A colui che muore senza lasciare prole, ne genitori, ne fratelli o
sorelle o loro discendenti (467 e seguenti), succedono per una metà
gli ascendenti della linea paterna e per l'altra meta gli ascendenti della
linea materna.
Se però gli ascendenti non sono di eguale grado, l'eredità
è devoluta al più vicino senza distinzione di linea.
Art. 570 Successione dei fratelli e delle sorelle
A colui che muore senza lasciare prole, né genitori, ne altri
ascendenti, succedono (459) i fratelli e le sorelle in parti uguali.
I fratelli e le sorelle unilaterali conseguono però la metà
della quota che conseguono i germani.
Art. 571 Concorso di genitori o ascendenti con fratelli e sorelle
Se coi genitori o con uno soltanto di essi concorrono fratelli e sorelle
germani del defunto, tutti sono ammessi alla successione del medesimo per
capi, purché in nessun caso la quota, in cui succedono i genitori
o uno di essi, sia minore della metà.
Se vi sono fratelli e sorelle unilaterali, ciascuno di essi consegue
la metà della quota che consegue ciascuno dei germani o dei genitori,
salva in ogni caso la quota della metà in favore di questi ultimi.
Se entrambi i genitori non possono o non vogliono (463, 521) venire alla
successione, e vi sono ulteriori ascendenti, a questi ultimi si devolve,
nel modo determinato dall'Art. 569, la quota che sarebbe spettata a uno
dei genitori in mancanza dell'altro.
Art. 572 Successione di altri parenti
Se alcuno muore senza lasciare prole, ne genitori, né altri
ascendenti, ne fratelli o sorelle o loro discendenti, la successione si
apre a favore del parente o dei parenti prossimi (76), senza distinzione
di linea.
La successione non ha luogo tra i parenti oltre il sesto grado (77,
586).
Art. 573 Successione dei figli naturali
Le disposizioni relative alla successione dei figli naturali si applicano
quando la filiazione è stata riconosciuta o giudizialmente dichiarata
(250 e seguenti), salvo quanto è disposto dall'Art. 580.
Art. 574-576 (abrogati)
Art. 577 Successione del figlio naturale all'ascendente legittimo immediato
del suo genitore
Il figlio naturale succede all'ascendente legittimo immediato del suo
genitore che non può o non vuole accettare l'eredità, se
l'ascendente non lascia ne coniuge, ne discendenti o ascendenti, ne fratelli
o sorelle o loro discendenti, né altri parenti legittimi entro il
terzo grado (Articolo dichiarato illegittimo dalla Corte Costit., con Sent.
14 aprile 1969, n. 79).
Art. 578 Successione dei genitori al figlio naturale
Se il figlio naturale muore senza lasciar prole né coniuge,
la sua eredità è devoluta a quello dei genitori che lo ha
riconosciuto o del quale è stato dichiarato figlio (250 e seguenti).
Se è stato riconosciuto o dichiarato figlio di entrambi i genitori,
l'eredità spetta per metà a ciascuno di essi. Se uno solo
dei genitori ha legittimato il figlio (280 e seguenti), l'altro è
escluso dalla successione.
Art. 579 Concorso del coniuge e dei genitori
Se al figlio naturale morto senza lasciar prole, ne genitori, sopravvive
il coniuge, l'eredità si devolve per intero al medesimo.
Se vi sono genitori, l'eredita è devoluta per due terzi al coniuge
e per l'altro terzo ai genitori (538).
Art. 580 Diritti dei figli naturali non riconoscibili
Ai figli naturali aventi diritto al mantenimento, all'istruzione e
alla educazione, a norma dell'Art. 279, spetta un assegno vitalizio pari
all'ammontare della rendita della quota di eredità alla quale avrebbero
diritto, se la filiazione fosse stata dichiarata o riconosciuta.
I figli naturali hanno diritto di ottenere su loro richiesta la capitalizzazione
dell'assegno loro spettante a norma del comma precedente, in denaro, ovvero,
a scelta degli eredi legittimi, in beni ereditari.
Capo II
Della successione del coniuge
Art. 581 Concorso del coniuge con i figli
Quando con il coniuge concorrono figli legittimi o figli naturali,
o figli legittimi e naturali (257), il coniuge ha diritto alla metà
dell'eredità, se alla successione concorre un solo figlio, e ad
un terzo negli altri casi.
Art. 582 Concorso del coniuge con ascendenti legittimi, fratelli e
sorellebr> Al coniuge sono devoluti i due terzi dell'eredità se
egli concorre con ascendenti legittimi o con fratelli e sorelle anche se
unilaterali (459), ovvero con gli uni e con gli altri. In questo ultimo
caso la parte residua è devoluta agli ascendenti, ai fratelli e
alle sorelle, secondo le disposizioni dell'Art. 571, salvo in ogni caso
agli ascendenti il diritto a un quarto della eredità.
Art. 583 Successione del solo coniuge
In mancanza di figli legittimi o naturali, di ascendenti, di fratelli
o sorelle, al coniuge si devolve tutta l'eredità.
Art. 584 Successione del coniuge putativo
Quando il matrimonio è stato dichiarato nullo dopo la morte
di uno dei coniugi, al coniuge superstite di buona fede spetta la quota
attribuita al coniuge dalle disposizioni che precedono. Si applica altresì
la disposizione del secondo comma dell'Art. 540.
Egli è però escluso dalla successione, quando la persona
della cui eredità si tratta è legata da valido matrimonio
al momento della morte.
Art. 585 Successione del coniuge separato
Il coniuge cui non è stata addebitata la separazione con sentenza
passata in giudicato ha gli stessi diritti successori del coniuge non separato.
Nel caso in cui al coniuge sia stata addebitata la separazione con
sentenza passata in giudicato, si applicano le disposizioni del secondo
comma dell'Art. 548.
Capo III
Della successione dello stato
Art. 586 Acquisto dei beni da parte dello Stato
In mancanza di altri successibili (459, 572) l'eredità è
devoluta allo Stato (473). L'acquisto si opera di diritto senza bisogno
di accettazione e non può farsi luogo a rinunzia. Lo Stato non risponde
dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati.
Titolo III
Delle successioni testamentarie
Capo I
Disposizioni generali
Art. 587 Testamento
Il testamento è un atto revocabile (679 e seguenti) con il quale
taluno dispone, per il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte
le proprie sostanze o di parte di esse (978, 1920, 2821).
Le disposizioni di carattere non patrimoniale, che la legge consente
siano contenute in un testamento (254, 256, 338, 348, 355, 424-3, 466),
hanno efficacia, se contenute in un atto che ha la forma del testamento
(601 e seguenti), anche se manchino disposizioni di carattere patrimoniale.
Art. 588 Disposizioni a titolo universale e a titolo particolare
Le disposizioni testamentarie, qualunque sia l'espressione o la denominazione
usata dal testatore, sono a titolo universale (633, 637, 647) e attribuiscono
la qualità di erede (1141, 1399), se comprendono l'universalità
o una quota dei beni del testatore. Le altre disposizioni sono a titolo
particolare e attribuiscono la qualità di legatario.
L'indicazione di beni determinati o di un complesso di beni non esclude
che la disposizione sia titolo universale, quando risulta che il testatore
ha inteso assegnare quei beni come quota del patrimonio.
Art. 589 Testamento congiuntivo o reciproco
Non si può fare testamento da due o più persone nel medesimo
atto, ne a vantaggio di un terzo ne con disposizione reciproca (458).
Art. 590 Conferma ed esecuzione volontaria di disposizioni testamentarie
nullebr> La nullità della disposizione testamentaria (att. 137),
da qualunque causa dipenda, non può essere fatta valere da chi,
conoscendo la causa della nullità, ha, dopo la morte del testatore,
confermato la disposizione o dato ad essa volontaria esecuzione (1444).
Capo II
Della capacità di disporre per testamento
Art. 591 Casi d'incapacità
Possono disporre per testamento tutti coloro che non sono dichiarati
incapaci dalla legge. Sono incapaci di testare:
coloro che non hanno compiuto la maggiore età;
gli interdetti per infermità di mente (414);
quelli che, sebbene non interdetti, si provi essere stati, per qualsiasi
causa, anche transitoria, incapaci di intendere e di volere nel momento
in cui fecero testamento.
Nei casi d'incapacità preveduti dal presente articolo il testamento
può essere impugnato da chiunque vi ha interesse. L'azione si prescrive
nel termine di cinque anni dal giorno in cui è stata data esecuzione
alle disposizioni testamentarie (590, 620, 621, 623).
Capo III
Della capacità di ricevere per testamento
Art. 592 Figli naturali riconosciuti o riconoscibili
Se vi sono discendenti legittimi, i figli naturali, quando la filiazione
è stata riconosciuta o dichiarata (250 e seguenti), non possono
ricevere per testamento più di quanto avrebbero ricevuto se la successione
si fosse devoluta in base alla legge (573 e seguenti).
I figli naturali riconoscibili, quando la filiazione risulta nei modi
indicati dall'Art. 279, non possono ricevere più di quanto, secondo
la disposizione del comma precedente, potrebbero conseguire se la filiazione
fosse stata riconosciuta o dichiarata.
Art. 593 (abrogato)
Art. 594 Assegno ai figli naturali non riconoscibili
Gli eredi, i legatari e i donatari sono tenuti, in proporzione a quanto
hanno ricevuto, a corrispondere ai figli naturali di cui all'Art. 279,
un assegno vitalizio nei limiti stabiliti dall'Art. 580, se il genitore
non ha disposto per donazione o testamento in favore dei figli medesimi.
Se il genitore ha disposto in loro favore, essi possono rinunziare alla
disposizione e chiedere l'assegno.
Art. 595 (abrogato)
Art. 596 Incapacità del tutore e del protutore
Sono nulle le disposizioni testamentarie della persona sottoposta a
tutela in favore del tutore, se fatte dopo la nomina di questo e prima
che sia approvato il conto o sia estinta l'azione per il rendimento del
conto medesimo (385 e seguenti), quantunque il testatore sia morto dopo
l'approvazione. Questa norma si applica anche al protutore, se il testamento
è fatto nel tempo in cui egli sostituiva il tutore (360).
Sono però valide le disposizioni fatte in favore del tutore
o del protutore che è ascendente, discendente, fratello, sorella
o coniuge del testatore.
Art. 597 Incapacità del notaio, dei testimoni e dell'interprete
Sono nulle le disposizioni a favore del notaio o di altro ufficiale
che ha ricevuto il testamento pubblico, ovvero a favore di alcuno dei testimoni
o dell'interprete intervenuti al testamento medesimo.
Art. 598 Incapacità di chi ha scritto o ricevuto il testamento
segretobr> Sono nulle le disposizioni a favore della persona che ha scritto
il testamento segreto, salvo che siano approvate di mano dello stesso testatore
o nell'atto della consegna. Sono pure nulle le disposizioni a favore del
notaio a cui il testamento segreto è stato consegnato in plico non
sigillato.
Art. 599 Persone interposte
Le disposizioni testamentarie a vantaggio delle persone incapaci indicate
dagli artt. 592, 593, 596, 597 e 598 sono nulle anche se fatte sotto nome
d'interposta persona.
Sono reputate persone interposte il padre, la madre, i discendenti
e il coniuge della persona incapace, anche se chiamati congiuntamente con
l'incapace (738, 740, 779, 780, 2728).
NOTA Il primo comma è stato dichiarato illegittimo (Corte Costit.
28 dicembre 1970).
Art. 600 Enti non riconosciuti
Le disposizioni a favore di un ente non riconosciuto non hanno efficacia,
se entro un anno dal giorno in cui il testamento è eseguibile (620
e seguenti, 640) non è fatta l'istanza per ottenere il riconoscimento.
Fino a quando l'ente non è costituito possono essere promossi
gli opportuni provvedimenti conservativi (att. 3).
Capo IV
Della forma dei testamenti
Sezione I
Dei testamenti ordinari
Art. 601 Forme
Le forme ordinarie di testamento sono il testamento olografo e il testamento
per atto di notaio.
Il testamento per atto di notaio è pubblico o segreto.
Art. 602 Testamento olografo
Il testamento olografo deve essere scritto per intero, datato e sottoscritto
di mano del testatore (684). La sottoscrizione deve essere posta alla fine
delle disposizioni. Se anche non è fatta indicando nome e cognome,
è tuttavia valida quando designa con certezza la persona del testatore.
La data deve contenere l'indicazione del giorno, mese e anno. La prova
della non verità della data è ammessa soltanto quando si
tratta di giudicare della capacità del testatore (591), della priorità
di data tra più testamenti (682) o di altra questione da decidersi
in base al tempo del testamento (651, 656, 657).
Art. 603 Testamento pubblico
Il testamento pubblico è ricevuto dal notaio in presenza di
due testimoni.
Il testatore, in presenza dei testimoni, dichiara al notaio la sua
volontà, la quale è ridotta in iscritto a cura del notaio
stesso. Questi da lettura del testamento al testatore in presenza dei testimoni.
Di ciascuna di tali formalità è fatta menzione nel testamento.
Il testamento deve indicare il luogo, la data del ricevimento e l'ora
della sottoscrizione, ed essere sottoscritto dal testatore, dai testimoni
e dal notaio. Se il testatore non può sottoscrivere, o può
farlo solo con grave difficoltà, deve dichiararne la causa, e il
notaio deve menzionare questa dichiarazione prima della lettura dell'atto.
Per il testamento del muto, sordo o sordomuto si osservano le norme
stabilite dalla legge notarile per gli atti pubblici di queste persone.
Qualora il testatore sia incapace anche di leggere, devono intervenire
quattro testimoni.
Art. 604 Testamento segreto
Il testamento segreto può essere scritto dal testatore o da
un terzo. Se è scritto dal testatore, deve essere sottoscritto da
lui alla fine delle disposizioni; se è scritto in tutto o in parte
da altri, o se è scritto con mezzi meccanici, deve portare la sottoscrizione
del testatore anche in ciascun mezzo foglio, unito o separato.
Il testatore che sa leggere ma non sa scrivere, o che non ha potuto
apporre la sottoscrizione quando faceva scrivere le proprie disposizioni,
deve altresì dichiarare al notaio, che riceve il testamento, di
averlo letto ed aggiungere la causa che gli ha impedito di sottoscriverlo:
di ciò si fa menzione nell'atto di ricevimento.
Chi non sa o non può leggere non può fare testamento
segreto.
Art. 605 Formalità del testamento segreto
La carta su cui sono stese le disposizioni o quella che serve da involto
deve essere sigillata con impronta, in guisa che il testamento non si possa
aprire né estrarre senza rottura o alterazione.
Il testatore, in presenza di due testimoni, consegna (685) personalmente
al notaio la carta così sigillata, o la fa sigillare nel modo sopra
indicato in presenza del notaio e dei testimoni, e dichiara che in questa
carta è contenuto il suo testamento. Il testatore, se è muto
o sordomuto, deve scrivere tale dichiarazione in presenza dei testimoni
e deve pure dichiarare per iscritto di aver letto il testamento, se questo
è stato scritto da altri.
Sulla carta in cui dal testatore è scritto o involto il testamento,
o su un ulteriore involto predisposto dal notaio e da lui debitamente sigillato,
si scrive l'atto di ricevimento nel quale si indicano il fatto della consegna
e la dichiarazione del testatore, il numero e l'impronta dei sigilli, e
l'assistenza dei testimoni a tutte le formalità.
L'atto deve essere sottoscritto dal testatore, dai testimoni e dal
notaio.
Se il testatore non può, per qualunque impedimento, sottoscrivere
l'atto della consegna, si osserva quel che è stabilito circa il
testamento per atto pubblico. Tutto ciò deve essere fatto di seguito
e senza passare ad altri atti.
Art. 606 Nullità del testamento per difetto di forma
Il testamento è nullo (1418 e seguenti) quando manca l'autografia
o la sottoscrizione nel caso di testamento olografo, ovvero manca la redazione
per iscritto, da parte del notaio, delle dichiarazioni del testatore o
la sottoscrizione dell'uno o dell'altro, nel caso di testamento per atto
di notaio.
Per ogni altro difetto di forma il testamento può essere annullato
(1441 e seguenti) su istanza di chiunque vi ha interesse. L'azione di annullamento
si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui è stata
data esecuzione alle disposizioni testamentarie.
Art. 607 Validità del testamento segreto come olografo
Il testamento segreto, che manca di qualche requisito suo proprio,
ha effetto come testamento olografo, qualora di questo abbia i requisiti.
Art. 608 Ritiro di testamento segreto od olografo
Il testamento segreto è il testamento olografo che è
stato depositato possono dal testatore essere ritirati in ogni tempo dalle
mani del notaio presso il quale si trovano (685).
A cura del notaio si redige verbale della restituzione; il verbale
è sottoscritto dal testatore, da due testimoni e dal notaio; se
il testatore non può sottoscrivere, se ne fa menzione.
Quando il testamento è depositato in un pubblico archivio, il
verbale è redatto dall'archivista e sottoscritto dal testatore,
dai testimoni e dall'archivista medesimo.
Della restituzione del testamento si prende nota in margine o in calce
all'atto di consegna o di deposito.
Sezione II
Dei testamenti speciali
Art. 609 Malattie contagiose, calamità pubbliche o infortuni
Quando il testatore non può valersi delle forme ordinarie (601
e seguenti), perché si trova in luogo dove domina una malattia reputata
contagiosa, o per causa di pubblica calamita o d'infortunio, il testamento
è valido se ricevuto da un notaio, dal pretore o dal conciliatore
del luogo, dal sindaco o da chi ne fa le veci, o da un ministro di culto,
in presenza di due testimoni di età non inferiore a sedici anni.
Il testamento è redatto e sottoscritto da chi lo riceve; è
sottoscritto anche dal testatore e dai testimoni. Se il testatore o i testimoni
non possono sottoscrivere, se ne indica la causa.
Art. 610 Termine di efficacia
Il testamento ricevuto nel modo indicato dall'articolo precedente perde
la sua efficacia tre mesi dopo la cessazione della causa che ha impedito
al testatore di valersi delle forme ordinarie.
Se il testatore muore nell'intervallo, il testamento deve essere depositato,
appena è possibile, nell'archivio notarile del luogo in cui è
stato ricevuto.
Art. 611 Testamento a bordo di nave
Durante il viaggio per mare il testamento può essere ricevuto
a bordo della nave dal comandante di essa.
Il testamento del comandante può essere ricevuto da colui che
lo segue immediatamente in ordine di servizio.
Art. 612 Forme
Il testamento indicato dall'articolo precedente è redatto in
doppio originale alla presenza di due testimoni e deve essere sottoscritto
dal testatore, dalla persona che lo ha ricevuto e dai testimoni; se il
testatore o i testimoni non possono sottoscrivere, si deve indicare il
motivo che ha impedito la sottoscrizione.
Il testamento è conservato tra i documenti di bordo (Cod. Nav.
169 e seguenti), ed è annotato sul giornale di bordo ovvero sul
giornale nautico e sul ruolo d'equipaggio.
Art. 613 Consegna
Se la nave approda a un porto estero in cui vi sia un'autorità
consolare, il comandante è tenuto a consegnare all'autorità
medesima uno degli originali del testamento e una copia dell'annotazione
fatta sul giornale di bordo ovvero sul giornale nautico e sul ruolo d'equipaggio.
Al ritorno della nave nello Stato, i due originali del testamento,
o quello non depositato durante il viaggio, devono essere consegnati all'autorità
marittima locale insieme con la copia della predetta annotazione.
Della consegna si rilascia dichiarazione, di cui si fa cenno in margine
all'annotazione sopraindicata.
Art. 614 Verbale di consegna
L'autorità marittima o consolare locale deve redigere verbale
della consegna del testamento e trasmettere il verbale e gli atti ricevuti
al Ministero della difesa o al Ministero della marina mercantile, secondo
che il testamento sia stato ricevuto a bordo di una nave della marina militare
o di una nave della marina mercantile. Il Ministero ordina il deposito
di uno degli originali nel suo archivio, e trasmette l'altro all'archivio
notarile del luogo del domicilio o dell'ultima residenza del testatore.
Art. 615 Termine di efficacia
Il testamento fatto durante il viaggio per mare, nella forma stabilita
dagli artt. 611 e seguenti, perde la sua efficacia tre mesi dopo lo sbarco
del testatore in un luogo dove è possibile fare testamento nelle
forme ordinarie.
Art. 616 Testamento a bordo di aeromobile
Al testamento fatto a bordo di un aeromobile durante il viaggio si
applicano le disposizioni degli artt. 611 e 615.
Il testamento è ricevuto dal comandante, in presenza di uno
o, quando è possibile, di due testimoni.
Le attribuzioni delle autorità marittime a norma degli artt.
613 e 614 spettano alle autorità aeronautiche.
Il testamento è annotato sul giornale di rotta (Cod. Nav. 772,
888).
Art. 617 Testamento dei militari e assimilati
Il testamento dei militari e delle persone al seguito delle forze armate
dello Stato può essere ricevuto da un ufficiale o da un cappellano
militare o da un ufficiale della Croce Rossa, in presenza di due testimoni;
esso deve essere sottoscritto dal testatore, dalla persona che lo ha ricevuto
e dai testimoni. Se il testatore o i testimoni non possono sottoscrivere,
si deve indicare il motivo che ha impedito la sottoscrizione.
Il testamento deve essere al più presto trasmesso al quartiere
generale e da questo al Ministero competente, che ne ordina il deposito
nell'archivio notarile del luogo del domicilio o dell'ultima residenza
del testatore (43).
Art. 618 Casi e termini d'efficacia
Nella forma speciale stabilita dall'articolo precedente possono testare
soltanto coloro i quali, appartenendo a corpi o servizi mobilitati o comunque
impegnati in guerra, si trovano in zona di operazioni belliche o sono prigionieri
presso il nemico, e coloro che sono acquartierati o di presidio fuori dello
Stato o in luoghi dove siano interrotte le comunicazioni.
Il testamento perde la sua efficacia tre mesi dopo il ritorno del testatore
in un luogo dove è possibile far testamento nelle forme ordinarie.
Art. 619 Nullità
I testamenti previsti in questa Sezione sono nulli (1418 e seguenti)
quando manca la redazione in iscritto della dichiarazione del testatore
ovvero la sottoscrizione della persona autorizzata a riceverla o del testatore.
Per gli altri difetti di forma si osserva il disposto del secondo comma
dell'Art. 606 (590).
Sezione III
Della pubblicazione dei testamenti olografi e dei testamenti segreti
Art. 620 Pubblicazione del testamento olografo
Chiunque è in possesso di un testamento olografo deve presentarlo
a un notaio per la pubblicazione, appena ha notizia della morte del testatore
(p. 490 e seguente).
Chiunque crede di avervi interesse può chiedere, con ricorso
al pretore del mandamento in cui si è aperta la successione (456),
che sia fissato un termine per la presentazione (Cod. Proc. Civ. 749).
Il notaio procede alla pubblicazione del testamento in presenza di due
testimoni, redigendo nella forma degli atti pubblici un verbale nel quale
descrive lo stato del testamento, ne riproduce il contenuto e fa menzione
della sua apertura, se è stato presentato chiuso con sigillo. Il
verbale è sottoscritto dalla persona che presenta il testamento
dai testimoni e dal notaio. Ad esso sono uniti la carta in cui è
scritto il testamento, vidimata in ciascun mezzo foglio dal notaio e dai
testimoni, e l'estratto dell'atto di morte del testatore o copia del provvedimento
che ordina l'apertura degli atti di ultima volontà dell'assente
o della sentenza che dichiara la morte presunta (50, 58).
Nel caso in cui il testamento è stato depositato dal testatore
presso un notaio, la pubblicazione è eseguita dal notaio depositario
(685).
Avvenuta la pubblicazione, il testamento olografo ha esecuzione (att.
3, 7).
Per giustificati motivi, su istanza (Cod. Proc. Civ. 125) di chiunque
vi ha interesse, il pretore può disporre che periodi o frasi di
carattere non patrimoniale siano cancellati dal testamento e omessi nelle
copie che fossero richieste, salvo che l'autorità giudiziaria ordini
il rilascio di copia integrale.
Art. 621 Pubblicazione del testamento segreto
Il testamento segreto deve essere aperto e pubblicato dal notaio appena
gli perviene la notizia della morte del testatore. Chiunque crede di avervi
interesse può chiedere, con ricorso al pretore del mandamento in
cui si è aperta la successione, che sia fissato un termine per l'apertura
e la pubblicazione.
Si applicano le disposizioni del terzo comma dell'Art. 620.
Art. 622 Comunicazione dei testamenti alla pretura
Il notaio deve trasmettere alla cancelleria della pretura, nella cui
giurisdizione si è aperta la successione (456), copia in carta libera
dei verbali previsti dagli artt. 620 e 621 e del testamento pubblico (att.
55).
Art. 623 Comunicazione agli eredi e legatari
Il notaio che ha ricevuto un testamento pubblico, appena gli è
nota la morte del testatore, o, nel caso di testamento olografo o segreto,
dopo la pubblicazione, comunica l'esistenza del testamento agli eredi e
legatari di cui conosce il domicilio o la residenza (43).
Capo V
Dell'istituzione di erede e dei legati
Sezione I
Disposizioni generali
Art. 624 Violenza, dolo, errore
La disposizione testamentaria può essere impugnata da chiunque
vi abbia interesse quando è l'effetto di errore, di violenza o di
dolo (1427 e seguenti).
L'errore sul motivo, sia esso di fatto o di diritto, è causa
di annullamento della disposizione testamentaria, quando il motivo risulta
dal testamento ed è il solo che ha determinato il testatore a disporre.
L'azione (2652, 2960) si prescrive in cinque anni dal giorno in cui
si è avuta notizia della violenza, del dolo o dell'errore.
Art. 625 Erronea indicazione dell'erede o del legatario o della cosa
che forma oggetto della disposizione
Se la persona dell'erede o del legatario è stata erroneamente
indicata, la disposizione ha effetto, quando dal contesto del testamento
o altrimenti risulta in modo non equivoco quale persona il testatore voleva
nominare (628).
La disposizione ha effetto anche quando la cosa che forma oggetto della
disposizione è stata erroneamente indicata o descritta, ma è
certo a quale cosa il testatore intendeva riferirsi.
Art. 626 Motivo illecito
Il motivo illecito rende nulla la disposizione testamentaria, quando
risulta dal testamento ed è il solo che ha determinato il testatore
a disporre (1345, 1418 e seguenti).
Art. 627 Disposizione fiduciaria
Non è ammessa azione in giudizio per accertare che le disposizioni
fatte a favore di persona dichiarata nel testamento sono soltanto apparenti
e che in realtà riguardano altra persona, anche se espressioni del
testamento possono indicare o far presumere che si tratta di persona interposta.
Tuttavia la persona dichiarata nel testamento, se ha spontaneamente
eseguito la disposizione fiduciaria trasferendo i beni alla persona voluta
dal testatore, non può agire per la ripetizione, salvo che sia un
incapace (2034).
Le disposizioni di questo articolo non si applicano al caso in cui
l'istituzione o il legato sono impugnati come fatti per interposta persona
a favore d'incapaci a ricevere.
Art. 628 Disposizione a favore di persona incerta
E' nulla ogni disposizione fatta a favore di persona che sia indicata
in modo da non poter essere determinata.
Art. 629 Disposizioni a favore dell'anima
Le disposizioni a favore dell'anima sono valide qualora siano determinati
i beni o possa essere determinata la somma da impiegarsi a tale fine.
Esse si considerano come un onere a carico dell'erede o del legatario,
e si applica l'Art. 648. Il testatore può designare una persona
che curi l'esecuzione della disposizione, anche nel caso in cui manchi
un interessato a richiedere l'adempimento.
Art. 630 Disposizioni a favore dei poveri
Le disposizioni a favore dei poveri e altre simili, espresse genericamente,
senza che si determini l'uso o il pubblico istituto a cui beneficio sono
fatte, s'intendono fatte in favore dei poveri del luogo in cui il testatore
aveva il domicilio al tempo della sua morte, e i beni sono devoluti all'ente
comunale di assistenza.
La precedente disposizione si applica anche quando la persona incaricata
dal testatore di determinare l'uso o il pubblico istituto non può
o non vuole accettare l'incarico.
Art. 631 Disposizioni rimesse all'arbitrio del terzo
E' nulla ogni disposizione testamentaria con la quale si fa dipendere
dall'arbitrio di un terzo l'indicazione dell'erede o del legatario, ovvero
la determinazione della quota di eredità (590).
Tuttavia è valida la disposizione a titolo particolare (588)
in favore di persona da scegliersi dall'onerato o da un terzo tra più
persone determinate dal testatore o appartenenti a famiglie o categorie
di persone da lui determinate, ed è pure valida la disposizione
a titolo particolare a favore di uno tra più enti determinati del
pari dal testatore. Se sono indicate più persone in modo alternativo
e non è stabilito chi deve fare la scelta, questa si considera lasciata
all'onerato.
Se l'onerato o il terzo non può o non vuole fare la scelta,
questa è fatta con decreto dal presidente del tribunale del luogo
in cui si è aperta la successione (456), dopo avere assunto le opportune
informazioni (Cod. Proc. Civ. 751).
Art. 632 Determinazione di legato per arbitrio altrui
E' nulla la disposizione che lascia al mero arbitrio dell'onerato o
di un terzo di determinare l'oggetto o la quantità del legato (590).
Sono validi i legati fatti a titolo di rimunerazione per i servizi
prestati al testatore, anche se non ne sia indicato l'oggetto o la quantità.
Sezione II
Delle disposizioni condizionali, a termine e modali
Art. 633 Condizione sospensiva o risolutiva
Le disposizioni a titolo universale o particolare (588) possono farsi
sotto condizione sospensiva o risolutiva (646, 1353; att. 139).
Art. 634 Condizioni impossibili o illecite
Nelle disposizioni testamentarie (558) si considerano non apposte le
condizioni impossibili e quelle contrarie a norme imperative, all'ordine
pubblico o al buon costume, salvo quanto è stabilito dall'Art. 626
(1354).
Art. 635 Condizione di reciprocità
E' nulla la disposizione a titolo universale o particolare fatta dal
testatore a condizione di essere a sua volta avvantaggiato nel testamento
dell'erede o del legatario (458).
Art. 636 Divieto di nozze
E' illecita la condizione che impedisce le prime nozze o le ulteriori
(634; att. 138). Tuttavia il legatario di usufrutto (978 e seguenti) o
di uso, di abitazione (1021 e seguenti) o di pensione, o di altra prestazione
periodica per il caso o per il tempo del celibato o della vedovanza, non
può goderne che durante il celibato o la vedovanza.
Art. 637 Termine
Si considera non apposto a una disposizione a titolo universale (588)
il termine dal quale l'effetto di essa deve cominciare o cessare (459).
Art. 638 Condizione di non fare o di non dare
Se il testatore ha disposto sotto la condizione che l'erede o il legatario
non faccia o non dia qualche cosa per un tempo indeterminato, la disposizione
si considera fatta sotto condizione risolutiva, salvo che dal testamento
risulti una contraria volontà del testatore.
Art. 639 Garanzia in caso di condizione risolutiva
Se la disposizione testamentaria è sottoposta a condizione risolutiva,
l'autorità giudiziaria, qualora ne ravvisi l'opportunità,
può imporre all'erede o al legatario (Cod. Proc. Civ. 750) di prestare
idonea garanzia (1179) a favore di coloro ai quali l'eredità o il
legato dovrebbe devolversi nel caso che la condizione si avverasse.
Art. 640 Garanzia in caso di legato sottoposto a condizione sospensiva
o a terminebr> Se a taluno è lasciato un legato sotto condizione
sospensiva o dopo un certo tempo, l'onerato può essere costretto
(Cod. Proc. Civ. 750) a dare idonea garanzia (1179) al legatario, salvo
che il testatore abbia diversamente disposto.
La garanzia può essere imposta anche al legatario quando il
legato è a termine finale.
Art. 641 Amministrazione in caso di condizione sospensiva o di mancata
prestazione di garanzia
Qualora l'erede sia istituito sotto condizione sospensiva, finché
questa condizione non si verifica o non è certo che non si può
più verificare, è dato all'eredità un amministratore.
Vale la stessa norma anche nel caso in cui l'erede o il legatario non adempie
l'obbligo di prestare la garanzia prevista dai due articoli precedenti.
Art. 642 Persone a cui spetta l'amministrazione
L'amministrazione spetta alla persona a cui favore è stata disposta
la sostituzione (688 e seguenti), ovvero al coerede o ai coeredi, quando
tra essi e l'erede condizionale vi è il diritto di accrescimento
(674 e seguenti).
Se non è prevista la sostituzione o non vi sono coeredi a favore
dei quali abbia luogo il diritto di accrescimento, l'amministrazione spetta
al presunto erede legittimo (565).
In ogni caso l'autorità giudiziaria, quando concorrono giusti
motivi, può provvedere altrimenti.
Art. 643 Amministrazione in caso di eredi nascituri
Le disposizioni dei due precedenti articoli si applicano anche nel
caso in cui sia chiamato a succedere un non concepito, figlio di una determinata
persona vivente (462). A questa spetta la rappresentanza del nascituro,
per la tutela dei suoi diritti successori, anche quando l'amministratore
dell'eredità è una persona diversa.
Se è chiamato un concepito (462), l'amministrazione spetta al
padre e, in mancanza di questo, alla madre (320).
Art. 644 Obblighi e facoltà degli amministratori
Agli amministratori indicati dai precedenti articoli sono comuni le
regole che si riferiscono ai curatori dell'eredità giacente (528
e seguenti).
Art. 645 Condizione sospensiva potestativa senza termine
Se la condizione apposta all'istituzione di erede o al legato è
sospensiva potestativa e non è indicato il termine per l'adempimento,
gli interessati possono adire l'autorità giudiziaria perché
fissi questo termine (Cod. Proc. Civ. 749).
Art. 646 Retroattività della condizione
L'adempimento della condizione ha effetto retroattivo (1360); ma l'erede
o il legatario, nel caso di condizione risolutiva, non è tenuto
a restituire i frutti (820) se non dal giorno in cui la condizione si è
verificata. L'azione per la restituzione dei frutti si prescrive in cinque
anni (2941 e seguenti).
Art. 647 Onere
Tanto all'istituzione di erede quanto al legato può essere apposto
un onere (629).
Se il testatore non ha diversamente disposto, l'autorità giudiziaria,
qualora ne ravvisi l'opportunità, può imporre all'erede o
al legatario gravato dall'onere una cauzione (1179).
L'onere impossibile o illecito si considera non apposto; rende tuttavia
nulla la disposizione, se ne ha costituito il solo motivo determinante.
Art. 648 Adempimento dell'onere
Per l'adempimento dell'onere può agire qualsiasi interessato
(Cod. Proc. Civ. 99). Nel caso d'inadempimento dell'onere l'autorità
giudiziaria può pronunziare la risoluzione della disposizione testamentaria
(677), se la risoluzione è stata prevista dal testatore, o se l'adempimento
dell'onere ha costituito il solo motivo determinante della disposizione
(2652).
Sezione III
Dei legati
Art. 649 Acquisto del legato
Il legato si acquista senza bisogno di accettazione, salva la facoltà
di rinunziare.
Quando oggetto del legato e la proprietà di una cosa determinata
o altro diritto appartenente al testatore, la proprietà o il diritto
si trasmette dal testatore al legatario al momento della morte del testatore
(2648).
Il legatario però deve domandare all'onerato il possesso della
cosa legata, anche quando ne è stato espressamente dispensato dal
testatore.
Art. 650 Fissazione di un termine per la rinunzia
Chiunque ha interesse può chiedere che l'autorità giudiziaria
fissi un termine (Cod. Proc. Civ. 749) entro il quale il legatario dichiari
se intende esercitare la facoltà di rinunziare. Trascorso questo
termine senza che abbia fatto alcuna dichiarazione, il legatario perde
il diritto di rinunziare (481).
Art. 651 Legato di cosa dell'onerato o di un terzo
Il legato di cosa dell'onerato o di un terzo è nullo, salvo
che dal testamento o da altra dichiarazione scritta dal testatore risulti
che questi sapeva che la cosa legata apparteneva all'onerato o al terzo.
In questo ultimo caso l'onerato è obbligato (1137) ad acquistare
la proprietà della cosa dal terzo e a trasferirla al legatario (1478),
ma è in sua facoltà di pagarne al legatario il giusto prezzo
(1474). Se però la cosa legata, pur appartenendo ad altri al tempo
del testamento, si trova in proprietà del testatore al momento della
sua morte, il legato è valido.
Art. 652 Legato di cosa solo in parte del testatore
Se al testatore appartiene una parte della cosa legata o un diritto
sulla medesima, il legato è valido solo relativamente a questa parte
o a questo diritto salvo che risulti la volontà del testatore di
legare la cosa per intero, in conformità dell'articolo precedente
(1480).
Art. 653 Legato di cosa genericamente determinata
E' valido il legato di cosa determinata solo nel genere, anche se nessuna
del genere ve n'era nel patrimonio del testatore al tempo del testamento
e nessuna se ne trova al tempo della morte (669).
Art. 654 Legato di cosa non esistente nell'asse
Quando il testatore ha lasciato una sua cosa particolare, o una cosa
determinata soltanto nel genere da prendersi dal suo patrimonio, il legato
non ha effetto se la cosa non si trova nel patrimonio del testatore al
tempo della sua morte.
Se la cosa si trova nel patrimonio del testatore al tempo della sua
morte, ma non nella quantità determinata, il legato ha effetto per
la quantità che vi si trova.
Art. 655 Legato di cosa da prendersi da certo luogo
Il legato di cose da prendersi da certo luogo ha effetto soltanto se
le cose vi si trovano, e per la parte che vi si trova; ha tuttavia effetto
per l'intero, quando, alla morte del testatore, le cose non vi si trovano,
in tutto o in parte, perché erano state rimosse temporaneamente
dal luogo in cui di solito erano custodite.
Art. 656 Legato di cosa del legatario
Il legato di cosa che al tempo in cui fu fatto il testamento era già
di proprietà del legatario è nullo, se la cosa si trova in
proprietà di lui anche al tempo dell'apertura della successione
(456).
Se al tempo dell'apertura della successione la cosa si trova in proprietà
del testatore, il legato è valido ed è altresì valido
se in questo tempo la cosa si trova in proprietà dell'onerato o
di un terzo, e dal testamento risulta che essa fu legata in previsione
di tale avvenimento (651).
Art. 657 Legato di cosa acquistata dal legatario
Se il legatario, dopo la confezione del testamento, ha acquistato dal
testatore, a titolo oneroso o a titolo gratuito, la cosa a lui legata,
il legato è senza effetto in conformità dell'Art. 686.
Se dopo la confezione del testamento la cosa legata è stata
dal legatario acquistata, a titolo gratuito, dall'onerato o da un terzo,
il legato è senza effetto; se l'acquisto ha avuto luogo a titolo
oneroso, il legatario ha diritto al rimborso del prezzo, qualora ricorrano
le circostanze indicate dall'Art. 651.
Art. 658 Legato di credito o di liberazione da debito
Il legato di un credito o di liberazione (1236) da un debito ha effetto
per la sola parte del credito o del debito che sussiste al tempo della
morte del testatore.
L'erede è soltanto tenuto a consegnare al legatario i titoli
del credito legato che si trovavano presso il testatore (1262).
Art. 659 Legato a favore del creditore
Se il testatore, senza fare menzione del debito (2735), fa un legato
al suo creditore, il legato non si presume fatto per soddisfare il legatario
del suo credito.
Art. 660 Legato di alimenti
Il legato di alimenti, a favore di chiunque sia fatto, comprende le
somministrazioni indicate dall'Art. 438, salvo che il testatore abbia altrimenti
disposto.
Art. 661 Prelegato
Il legato a favore di uno dei coeredi è a carico di tutta l'eredità
si considera come legato per l'intero ammontare.
Art. 662 Onere della prestazione del legato
Il testatore può porre la prestazione del legato a carico degli
eredi ovvero a carico di uno o più legatari. Quando il testatore
non ha disposto, alla prestazione sono tenuti gli eredi.
Su ciascuno dei diversi onerati il legato grava in proporzione della
rispettiva quota ereditaria o del legato, se il testatore non ha diversamente
disposto.
Art. 663 Legato imposto a un solo erede
Se l'obbligo di adempiere il legato è stato particolarmente
imposto a uno degli eredi, questi solo è tenuto a soddisfarlo (483,
1315).
Se è stata legata una cosa propria di un coerede, i coeredi
sono tenuti a compensarlo del valore di essa con denaro o con beni ereditari,
in proporzione della loro quota ereditaria, quando non consta una contraria
volontà del testatore.
Art. 664 Adempimento del legato di genere
Nel legato di cosa determinata soltanto nel genere, la scelta, quando
dal testatore non è affidata al, egatario o a un terzo, spetta all'onerato.
Questi è obbligato a dar cose di qualità non inferiore alla
media (1178); ma se nel patrimonio ereditario vi è una sola delle
cose appartenenti al genere indicato, l'onerato non ha facoltà né
può essere obbligato a prestarne un'altra, salvo espressa disposizione
contraria del testatore.
Se la scelta è lasciata dal testatore al legatario o a un terzo,
questi devono scegliere una cosa di media qualità; ma se cose del
genere indicato si trovano nell'eredità, il legatario può
scegliere la migliore. Se il terzo non può o non vuole fare la scelta,
questa è fatta a norma del terzo comma dell'Art. 631 (Cod. Proc.
Civ. 751).
Art. 665 Scelta nel legato alternativo
Nel legato alternativo la scelta spetta all'onerato, a meno che il
testatore l'abbia lasciata al legatario o a un terzo (1286).
Art. 666 Trasmissione all'erede della facoltà di scelta
Tanto nel legato di genere quanto in quello alternativo, se l'onerato
o il legatario a cui compete la scelta non ha potuto farla, la facoltà
di scegliere si trasmette al suo erede.
La scelta fatta è irretrattabile (1286).
Art. 667 Accessioni della cosa legata
La cosa legata, con tutte le sue pertinenze (817 e seguenti), deve
essere prestata al legatario nello stato in cui si trova al tempo della
morte del testatore.
Se è stato legato un fondo, sono comprese nel legato anche le
costruzioni fatte nel fondo, sia che esistessero già al tempo della
confezione del testamento, sia che non esistessero, salva in ogni caso
l'applicabilità del secondo comma dell'Art. 686.
Se il fondo legato è stato accresciuto con acquisti posteriori,
questi sono dovuti al legatario, purché siano contigui al fondo
e costituiscano con esso una unità economica.
Art. 668 Adempimento del legato
Se la cosa legata è gravata da una servitù (1027 e seguenti),
da un canone o da altro onere inerente al fondo, ovvero da una rendita
fondiaria, il peso ne è sopportato dal legatario.
Se la cosa legata è vincolata per una rendita semplice (1863
e seguenti), un censo o altro debito dell'eredità, o anche di un
terzo, l'erede è tenuto al pagamento delle annualità o degli
interessi e della somma principale, secondo la natura del debito, qualora
il testatore non abbia diversamente disposto (756).
Art. 669 Frutti della cosa legata
Se oggetto del legato è una cosa fruttifera, appartenente al
testatore al momento della sua morte, i frutti o gli interessi sono dovuti
al legatario da questo momento (821).
Se la cosa appartiene all'onerato o a un terzo (651), ovvero se si
tratta di cosa determinata per genere o quantità, i frutti o gli
interessi sono dovuti dal giorno della domanda giudiziale o dal giorno
in cui la prestazione del legato è stata promessa, salvo che il
testatore abbia diversamente disposto.
Art. 670 Legato di prestazioni periodiche
Se è stata legata una somma di danaro o una quantità
di altre cose fungibili, da prestarsi a termini periodici, il primo termine
decorre dalla morte del testatore, e il legatario acquista il diritto a
tutta la prestazione dovuta per il termine in corso, ancorché fosse
in vita soltanto al principio di esso. Il legato però non può
esigersi se non dopo scaduto il termine.
Si può tuttavia esigere all'inizio del termine il legato a titolo
di alimenti (660).
Art. 671 Legati e oneri a carico del legatario
Il legatario è tenuto all'adempimento del legato e di ogni altro
onere a lui imposto entro i limiti del valore della cosa legata (7932).
Art. 672 Spese per la prestazione del legato
Le spese per la prestazione del legato sono a carico dell'onerato.
Art. 673 Perimento della cosa legata. Impossibilità della prestazione
Il legato non ha effetto se la cosa legata è interamente perita
durante la vita del testatore.
L'obbligazione dell'onerato si estingue se, dopo la morte del testatore,
la prestazione è divenuta impossibile per causa a lui non imputabile
(1256 e seguenti).
Sezione IV
Del diritto di accrescimento
Art. 674 Accrescimento tra coeredi
Quando più eredi sono stati istituiti con uno stesso testamento
nell'universalità dei beni (558), senza determinazione di parti
o in parti uguali, anche se determinate, qualora uno di essi non possa
o non voglia accettare (70, 72, 463, 523), la sua parte si accresce agli
altri.
Se più eredi sono stati istituiti in una stessa quota, l'accrescimento
ha luogo a favore degli altri istituti nella quota medesima.
L'accrescimento non ha luogo quando dal testamento risulta una diversa
volontà del testatore (688). E' salvo in ogni caso il diritto di
rappresentazione (467 e seguenti).
Art. 675 Accrescimento tra collegatari
L'accrescimento ha luogo anche tra più legatari ai quali è
stato legato uno stesso oggetto, salvo che dal testamento risulti una diversa
volontà e salvo sempre il diritto di rappresentazione (467).
Art. 676 Effetti dell'accrescimento
L'acquisto per accrescimento ha luogo di diritto. I coeredi o i legatari,
a favore dei quali si verifica l'accrescimento, subentrano negli obblighi
a cui era sottoposto l'erede o il legatario mancante, salvo che si tratti
di obblighi di carattere personale.
Art. 677 Mancanza di accrescimento
Se non ha luogo l'accrescimento, la porzione dell'erede mancante si
devolve agli eredi legittimi (565), e la porzione del legatario mancante
va a profitto dell'onerato.
Gli eredi legittimi e l'onerato subentrano negli obblighi che gravavano
sull'erede o sul legatario mancante, salvo che si tratti di obblighi di
carattere personale.
Le disposizioni precedenti si applicano anche nel caso di risoluzione
di disposizioni testamentarie per inadempimento dell'onere (648).
Art. 678 Accrescimento nel legato di usufrutto
Quando a più persone è legato un usufrutto (978) in modo
che tra di loro vi sia il diritto di accrescimento, l'accrescimento ha
luogo anche quando una di esse viene a mancare dopo conseguito il possesso
della cosa su cui cade l'usufrutto (982).
Se non vi è diritto di accrescimento, la porzione del legatario
mancante si consolida con la proprietà.
Sezione V
Della revocazione delle disposizioni testamentarie
Art. 679 Revocabilità del testamento
Non si può in alcun modo rinunziare alla facoltà di revocare
o mutare le disposizioni testamentarie: ogni clausola o condizione contraria
non ha effetto (458).
Art. 680 Revocazione espressa
La revocazione espressa può farsi soltanto con un nuovo testamento
(587), o con un atto ricevuto da notaio in presenza di due testimoni, in
cui il testatore personalmente dichiara di revocare, in tutto o in parte,
la disposizione anteriore.
Art. 681 Revocazione della revocazione
La revocazione totale o parziale di un testamento può essere
a sua volta revocata sempre con le forme stabilite dall'articolo precedente.
In tal caso rivivono le disposizioni revocate.
Art. 682 Testamento posteriore
Il testamento posteriore, che non revoca in modo espresso i precedenti,
annulla in questi soltanto le disposizioni che sono con esso incompatibili.
Art. 683 Testamento posteriore inefficace
La revocazione fatta con un testamento posteriore conserva la sua efficacia
anche quando questa rimane senza effetto perché l'erede istituito
o il legatario è premorto al testatore, o è incapace (592
e seguenti) o indegno (463 e seguenti), ovvero ha rinunziato all'eredità
o al legato.
Art. 684 Distruzione del testamento olografo
Il testamento olografo (602) distrutto, lacerato o cancellato, in tutto
o in parte, si considera in tutto o in parte revocato, a meno che si provi
che fu distrutto, lacerato o cancellato da persona diversa dal testatore,
ovvero si provi che il testatore non ebbe l'intenzione di revocarlo.
Art. 685 Effetti del ritiro del testamento segreto
Il ritiro del testamento segreto, a opera del testatore, dalle mani
del notaio o dell'archivista presso cui si trova depositato (608), non
importa revocazione del testamento quando la scheda testamentaria può
valere come testamento olografo (607).
Art. 686 Alienazione e trasformazione della cosa legata
L'alienazione che il testatore faccia della cosa legata o di parte
di essa, anche mediante vendita con patto di riscatto (1500), revoca il
legato riguardo a ciò che è stato alienato, anche quando
l'alienazione è annullabile per cause diverse dai vizi del consenso
(1472), ovvero la cosa ritorna in proprietà del testatore.
Lo stesso avviene se il testatore ha trasformato la cosa legata in
un'altra, in guisa che quella abbia perduto la precedente forma e la primitiva
denominazione (667).
E' ammessa la prova di una diversa volontà del testatore.
Art. 687 Revocazione per sopravvenienza di figli
Le disposizioni a titolo universale o particolare (588), fatte da chi
al tempo del testamento non aveva o ignorava di aver figli o discendenti,
sono revocate di diritto per l'esistenza o la sopravvenienza di un figlio
o discendente legittimo del testatore, benché postumo, o legittimato
(280 e seguenti) o adottivo (291, 314-326), ovvero per il riconoscimento
di un figlio naturale (250 e seguenti).
La revocazione ha luogo anche se il figlio è stato concepito
al tempo del testamento, e, trattandosi di figlio naturale legittimato,
anche se è già stato riconosciuto dal testatore prima del
testamento e soltanto in seguito legittimato.
La revocazione non ha invece luogo qualora il testatore abbia provveduto
al caso che esistessero o sopravvenissero figli o discendenti da essi.
Se i figli o discendenti non vengono alla successione e non si fa luogo
a rappresentazione (467 e seguenti), la disposizione ha il suo effetti.
Capo VI
Delle sostituzioni
Sezione I
Della sostituzione ordinaria
Art. 688 Casi di sostituzione ordinaria
Il testatore può sostituire all'erede istituito altra persona
per il caso che il primo non possa o non voglia accettare l'eredità
(70, 72, 463, 523).
Se il testatore ha disposto per uno solo di questi casi, si presume
che egli si sia voluto riferire anche a quello non espresso, salvo che
consti una sua diversa volontà.
Art. 689 Sostituzione plurima. Sostituzione reciproca
Possono sostituirsi più persone a una sola e una sola a più
.
La sostituzione può anche essere reciproca tra i coeredi istituiti.
Se essi sono stati istituiti in parti disuguali, la proporzione fra le
quote fissate nella prima istituzione si presume ripetuta anche nella sostituzione.
Se nella sostituzione insieme con gli istituiti è chiamata un'altra
persona, la quota vacante viene divisa in parti uguali tra tutti i sostituiti.
Art. 690 Obblighi dei sostituiti
I sostituiti devono adempiere gli obblighi imposti agli istituiti,
a meno che una diversa volontà sia stata espressa dal testatore
o si tratti di obblighi di carattere personale (676, 677).
Art. 691 Sostituzione ordinaria nei legati
Le norme stabilite in questa Sezione si applicano anche ai legati.
Sezione II
Della sostituzione fedecommissaria
Art. 692 Sostituzione fedecommissaria
Ciascuno dei genitori o degli altri ascendenti in linea retta o il
coniuge dell'interdetto possono istituire rispettivamente il figlio, il
discendente, o il coniuge con l'obbligo di conservare e restituire alla
sua morte i beni anche costituenti la legittima (737), a favore della persona
o degli enti che, sotto la vigilanza del tutore, hanno avuto cura dell'interdetto
medesimo.
La stessa disposizione si applica nel caso del minore di età,
se trovasi nelle condizioni di abituale infermità di mente tali
da far presumere che nel termine indicato dall'Art. 416 interverrà
la pronuncia di interdizione.
Nel caso di pluralità di persone o enti di cui al primo comma
i beni sono attribuiti proporzionalmente al tempo durante il quale gli
stessi hanno avuto cura dell'interdetto.
La sostituzione è priva di effetto nel caso in cui l'interdizione
sia negata o il relativo procedimento non sia iniziato entro due anni dal
raggiungimento della maggiore età del minore abitualmente infermo
di mente. E' anche priva di effetto nel caso di revoca dell'interdizione
o rispetto alle persone o agli enti che abbiano violato gli obblighi di
assistenza.
In ogni altro caso la sostituzione è nulla.
Art. 693 Diritti e obblighi dell'istituito
L'istituito ha il godimento e la libera amministrazione dei beni che
formano oggetto della sostituzione, e può stare in giudizio per
tutte le azioni relative ai beni medesimi. Egli può altresì
compiere tutte le innovazioni dirette ad una migliore utilizzazione dei
beni.
All'istituito sono comuni, in quanto applicabili, le norme concernenti
l'usufruttuario (981 e seguenti).
Art. 694 Alienazione dei beni
L'autorità giudiziaria può consentire l'alienazione dei
beni che formano oggetto della sostituzione in caso di utilità evidente,
disponendo il reimpiego delle somme ricavate. Può anche essere consentita,
con le necessarie cautele, la costituzione d'ipoteche sui beni medesimi
a garanzia di crediti destinati a miglioramenti e trasformazioni fondiarie.
Art. 695 Diritti dei creditori personali dell'istituito
I creditori personali dell'istituito possono agire soltanto sui frutti
dei beni che formano oggetto della sostituzione.
Art. 696 Devoluzione al sostituito
L'eredità si devolve al sostituito al momento della morte dell'istituito.
Se le persone o gli enti che hanno avuto cura dell'incapace muoiono
o si estinguono prima della morte di lui, i beni o la porzione dei beni
che spetterebbe loro è devoluta ai successori legittimi dell'incapace.
Art. 697 Sostituzione fedecommissaria nei legati
Le norme stabilite in questa Sezione sono applicabili anche ai legati.
Art. 698 Usufrutto successivo
La disposizione, con la quale è lasciato a più persone
successivamente l'usufrutto, una rendita o un'annualità, ha valore
soltanto a favore di quelli che alla morte del testatore si trovano primi
chiamati a goderne (796).
Art. 699 Premi di nuzialità, opere di assistenza e simili
E' valida la disposizione testamentaria avente per oggetto l'erogazione
periodica, in perpetuo o a tempo, di somme determinate per premi di nuzialità
o di natalità, sussidi per l'avviamento a una professione o un'arte,
opere di assistenza, o per altri fini di pubblica utilità, a favore
di persone da scegliersi entro una determinata categoria o tra i discendenti
di determinate famiglie. Tali annualità possono riscattarsi secondo
le norme dettate in materia di rendita (1865 e seguenti).
Capo VII
Degli esecutori testamentari
Art. 700 Facoltà di nomina e di sostituzione
Il testatore può nominare uno o più esecutori testamentari
e, per il caso che alcuni o tutti non vogliano o non possano accettare,
altro o altri in loro sostituzione.
Se sono nominati più esecutori testamentari, essi devono agire
congiuntamente, salvo che il testatore abbia diviso tra loro le attribuzioni,
o si tratti di provvedimento urgente per la conservazione di un bene o
di un diritto ereditario.
Il testatore può autorizzare l'esecutore testamentario a sostituire
altri a se stesso, qualora egli non possa continuare nell'ufficio.
Art. 701 Persone capaci di essere nominate
Non possono essere nominati esecutori testamentari coloro che non hanno
la piena capacità di obbligarsi (2, 394, 424, 710; Cod. Pen. 32).
Anche un erede o un legatario può essere nominato esecutore
testamentario.
Art. 702 Accettazione e rinunzia alla nomina
L'accettazione della nomina di esecutore testamentario o la rinunzia
alla stessa deve risultare da dichiarazione fatta nella cancelleria della
pretura nella cui giurisdizione si è aperta la successione (456),
e deve essere annotata nel registro delle successioni (703; att. 52, 53).
L'accettazione non può essere sottoposta a condizione o a termine.
L'autorità giudiziaria, su istanza di qualsiasi interessato,
può assegnare all'esecutore un termine per l'accettazione (Cod.
Proc. Civ. 749), decorso il quale l'esecutore si considera rinunziante.
Art. 703 Funzioni dell'esecutore testamentario
L'esecutore testamentario deve curare che siano esattamente eseguite
le disposizioni di ultima volontà del defunto.
A tal fine, salvo contraria volontà del testatore, egli deve
amministrare la massa ereditaria, prendendo possesso dei beni che ne fanno
parte.
Il possesso non può durare più di un anno dalla dichiarazione
di accettazione, salvo che l'autorità giudiziaria, per motivi di
evidente necessità, sentiti gli eredi, ne prolunghi la durata, che
non potrà mai superare un altro anno.
L'esecutore deve amministrare come un buon padre di famiglia (1176)
e può compiere tutti gli atti di gestione occorrenti. Quando è
necessario alienare beni dell'eredità, ne chiede l'autorizzazione
all'autorità giudiziaria, la quale provvede sentiti gli eredi (Cod.
Proc. Civ. 747 e seguenti).
Qualsiasi atto dell'esecutore testamentario non pregiudica il diritto
del chiamato a rinunziare all'eredità (519 e seguenti) o ad accettarla
col beneficio d'inventario (484 e seguenti).
Art. 704 Rappresentanza processuale
Durante la gestione dell'esecutore testamentario, le azioni relative
all'eredità devono essere proposte anche nei confronti dell'esecutore
(Cod. Proc. Civ. 102). Questi ha facoltà d'intervenire nei giudizi
promossi dall'erede e può esercitare le azioni relative all'esercizio
del suo ufficio.
Art. 705 Apposizione di sigilli e inventario
L'esecutore testamentario fa apporre i sigilli (Cod. Proc. Civ. 752
e seguenti) quando tra i chiamati all'eredità vi sono minori, assenti,
interdetti o persone giuridiche.
Egli in tal caso fa redigere l'inventario (Cod. Proc. Civ. 769 e seguenti)
dei beni dell'eredità in presenza dei chiamati all'eredità
o dei loro rappresentanti, o dopo averli invitati.
Art. 706 Divisione da compiersi dall'esecutore testamentario
Il testatore può disporre che l'esecutore testamentario, quando
non è un erede o un legatario, proceda alla divisione tra gli eredi
dei beni all'eredità. In questo caso si osserva il disposto dell'Art.
733. Prima di procedere alla divisione l'esecutore testamentario deve sentire
gli eredi.
Art. 707 Consegna dei beni all'erede
L'esecutore testamentario deve consegnare all'erede, che ne fa richiesta,
i beni dell'eredità che non sono necessari all'esercizio del suo
ufficio.
Egli non può rifiutare tale consegna a causa di obbligazioni
che debba adempiere conformemente alla volontà del testatore, o
di legati condizionali o a termine se l'erede dimostra di averli già
soddisfatti, od offre idonea garanzia (1179) per l'adempimento delle obbligazioni,
dei legati o degli oneri.
Art. 708 Disaccordo tra più esecutori testamentari
Se gli esecutori che devono agire congiuntamente non sono d'accordo
circa un atto del loro ufficio, provvede l'autorità giudiziaria,
sentiti, se occorre, gli eredi (Cod. Proc. Civ. 750).
Art. 709 Conto della gestione
L'esecutore testamentario deve rendere il conto della sua gestione
al termine della stessa, e anche spirato l'anno dalla morte del testatore,
se la gestione si prolunga oltre l'anno (Cod. Proc. Civ. 263). Egli è
tenuto, in caso di colpa, al risarcimento dei danni verso gli eredi e verso
i legatari (703). Gli esecutori testamentari, quando sono più, rispondono
solidalmente (1292), per la gestione comune.
Il testatore non può esonerare l'esecutore testamentario dall'obbligo
di rendere il conto o dalla responsabilità della gestione.
Art. 710 Esonero dell'esecutore testamentario
Su istanza di ogni interessato, l'autorità giudiziaria può
esonerare l'esecutore testamentario dal suo ufficio per gravi irregolarità
nell'adempimento dei suoi obblighi, per inidoneità all'ufficio o
per aver commesso azione che ne menomi la fiducia.
L'autorità giudiziaria, prima di provvede re, deve sentire l'esecutore
e può disporre opportuni accertamenti (Cod. Proc. Civ. 750).
Art. 711 Retribuzione
L'ufficio dell'esecutore testamentario è gratuito. Tuttavia
il testatore può stabilire una retribuzione a carico dell'eredità.
Art. 712 Spese
Le spese fatte dall'esecutore testamentario per l'esercizio del suo
ufficio sono a carico dell'eredità.
Titolo IV
Della divisione
Capo I
Disposizioni generali
Art. 713 Facoltà di domandare la divisione
I coeredi possono sempre domandare la divisione (715 e seguenti, 1111
e seguenti, 2646; Cod. Proc. Civ. 784 e seguenti).
Quando però tutti gli eredi istituiti o alcuni di essi sono
minori di età, il testatore può disporre che la divisione
non abbia luogo prima che sia trascorso un anno dalla maggiore età
dell'ultimo nato. Egli può anche disporre che la divisione dell'eredità
o di alcuni beni di essa non abbia luogo prima che sia trascorso dalla
sua morte un termine non eccedente il quinquennio.
Tuttavia in ambedue i casi l'autorità giudiziaria, qualora gravi
circostanze lo richiedano, può, su istanza di uno o più coeredi,
consentire che la divisione si effettui senza indugio o dopo un termine
minore di quello stabilito dal testatore.
Art. 714 Godimento separato di parte dei beni
Può domandarsi la divisione anche quando uno o più coeredi
hanno goduto separatamente parte dei beni ereditari, salvo che si sia verificata
l'usucapione per effetto di possesso esclusivo (1102, 1158 e seguenti).
Art. 715 Casi d'impedimento alla divisione
Se tra i chiamati alla successione vi è un concepito (462),
la divisione non può aver luogo prima della nascita del medesimo.
Parimenti la divisione non può aver luogo durante la pendenza di
un giudizio sulla legittimità (244 e seguenti) o sulla filiazione
naturale (263 e seguenti) di colui che, in caso di esito favorevole del
giudizio, sarebbe chiamato a succedere, né può aver luogo
durante lo svolgimento della procedura amministrativa per l'ammissione
del riconoscimento previsto dal quarto comma dell'Art. 252 o per il riconoscimento
dell'ente istituito erede (600).
L'autorità giudiziaria può tuttavia autorizzare la divisione,
fissando le opportune cautele.
La disposizione del comma precedente si applica anche se tra i chiamati
alla successione vi sono nascituri non concepiti (462).
Se i nascituri non concepiti sono istituiti senza determinazione di
quote, l'autorità giudiziaria può attribuire agli altri coeredi
tutti i beni ereditari o parte di essi, secondo le circostanze, disponendo
le opportune cautele nell'interesse dei nascituri.
Art. 716 (abrogato)
Art. 717 Sospensione della divisione per ordine del giudice
L'autorità giudiziaria, su istanza di uno dei coeredi, può
sospendere, per un periodo di tempo non eccedente i cinque anni, la divisione
dell'eredità o di alcuni beni, qualora l'immediata sua esecuzione
possa recare notevole pregiudizio al patrimonio ereditario (1111).
Art. 718 Diritto ai beni in natura
Ciascun coerede può chiedere la sua parte in natura dei beni
mobili e immobili dell'eredità, salve le disposizioni degli articoli
seguenti (1114).
Art. 719 Vendita dei beni per il pagamento dei debiti ereditari
Se i coeredi aventi diritto a più della metà dell'asse
concordano nella necessità della vendita per il pagamento dei debiti
e pesi ereditari (752 e seguenti), si procede (Cod. Proc. Civ. 747 e seguenti)
alla vendita all'incanto dei beni mobili e, se occorre, di quei beni immobili
la cui alienazione rechi minor pregiudizio agli interessi dei condividenti
(2646).
Quando occorre il consenso di tutte le parti, la vendita può
seguire tra i soli condividenti e senza pubblicità, salvo che vi
sia opposizione dei legatari o dei creditori (721, 723).
Art. 720 Immobili non divisibili
Se nell'eredità vi sono immobili non comodamente divisibili,
o il cui frazionamento recherebbe pregiudizio alle ragioni della pubblica
economia o dell'igiene, e la divisione dell'intera sostanza non può
effettuarsi senza il loro frazionamento, essi devono preferibilmente essere
compresi per intero, con addebito dell'eccedenza, nella porzione di uno
dei coeredi aventi diritto alla quota maggiore, o anche nelle porzioni
di più coeredi, se questi ne richiedono congiuntamente l'attribuzione.
Se nessuno dei coeredi è a ciò disposto, si fa luogo alla
vendita all'incanto (2646; Cod. Proc. Civ. 748).
Art. 721 Vendita degli immobili
I patti e le condizioni della vendita degli immobili, qualora non siano
concordati dai condividenti, sono stabiliti dall'autorità giudiziaria.
Art. 722 Beni indivisibili nell'interesse della produzione nazionale
In quanto non sia diversamente disposto dalle leggi speciali, le disposizioni
dei due articoli precedenti si applicano anche nel caso in cui nell'eredità
vi sono beni che la legge dichiara indivisibili nell'interesse della produzione
nazionale (846 e seguenti).
Art. 723 Resa dei conti
Dopo la vendita, se ha avuto luogo, dei mobili e degli immobili si
procede ai conti che i condividenti si devono rendere, alla formazione
dello stato attivo e passivo dell'eredità e alla determinazione
delle porzioni ereditarie e dei conguagli o rimborsi che si devono tra
loro i condividenti.
Art. 724 Collazione e imputazione
I coeredi tenuti a collazione, a norma del Capo II di questo Titolo
(737 e seguenti), conferiscono tutto ciò che è stato loro
donato.
Ciascun erede deve imputare alla sua quota le somme di cui era debitore
verso il defunto e quelle di cui è debitore verso i coeredi in dipendenza
dei rapporti di comunione.
Art. 725 Prelevamenti
Se i beni donati non sono conferiti in natura (746, 750), o se vi sono
debiti da imputare alla quota di un erede a norma del secondo comma dell'articolo
precedente, gli altri eredi prelevano dalla massa ereditaria beni in proporzione
delle loro rispettive quote (1113).
I prelevamenti, per quanto è possibile, si formano con oggetti
della stessa natura e qualità di quelli che non sono stati conferiti
in natura.
Art. 726 Stima e formazione delle parti
Fatti i prelevamenti, si provvede alla stima di ciò che rimane
nella massa, secondo il valore venale dei singoli oggetti.
Eseguita la stima, si procede alla formazione di tante porzioni quanti
sono gli eredi o le stirpi condividenti in proporzione delle quote.
Art. 727 Norme per la formazione delle porzioni
Salvo quanto è disposto dagli artt. 720 e 722, le porzioni devono
essere formate, previa stima dei beni, comprendendo una quantità
di mobili, immobili e crediti di eguale natura e qualità, in proporzione
dell'entità di ciascuna quota (1114).
Si deve tuttavia evitare per quanto è possibile, il frazionamento
delle biblioteche, gallerie e collezioni che hanno un'importanza storica,
scientifica o artistica.
Art. 728 Conguagli in danaro
L'ineguaglianza in natura nelle quote ereditarie si compensa con un
equivalente in danaro (2817, n. 2).
Art. 729 Assegnazione o attribuzione delle porzioni
L'assegnazione delle porzioni eguali e fatta mediante estrazione a
sorte. Per le porzioni diseguali si procede mediante attribuzione. Tuttavia,
rispetto a beni costituenti frazioni eguali di quote diseguali, si può
procedere per estrazione a sorte (2646, 2685).
Art. 730 Deferimento delle operazioni a un notaio
Le operazioni indicate negli articoli precedenti possono essere, col
consenso di tutti i coeredi, deferite a un notaio. La nomina di questo,
in mancanza di accordo, è fatta con decreto dal pretore del luogo
dell'aperta successione (456).
Qualora sorgano contestazioni nel corso delle operazioni, esse sono
riservate e rimesse tutte insieme alla cognizione dell'autorità
giudiziaria competente, che provvede con unica sentenza.
Art. 731 Suddivisione tra stirpi
Le norme sulla divisione dell'intero asse si osservano anche nelle
suddivisioni tra i componenti di ciascuna stirpe.
Art. 732 Diritto di prelazione
Il coerede, che vuole alienare (1542 e seguenti) a un estraneo la sua
quota o parte di essa, deve notificare la proposta di alienazione, indicandone
il prezzo, agli altri coeredi, i quali hanno diritto di prelazione. Questo
diritto deve essere esercitato nel termine (2964) di due mesi dall'ultima
delle notificazioni. In mancanza della notificazione, i coeredi hanno diritto
di riscattare la quota dall'acquirente e da ogni successivo avente causa,
finché dura lo stato di comunione ereditaria (1502).
Se i coeredi che intendono esercitare il diritto di riscatto sono più,
la quota è assegnata a tutti in parti uguali.
Art. 733 Norme date dal testatore per la divisione
Quando il testatore ha stabilito particolari norme per formare le porzioni,
queste norme sono vincolanti per gli eredi, salvo che l'effettivo valore
dei beni non corrisponda alle quote stabilite dal testatore.
Il testatore può disporre che la divisione si effettui secondo
la stima di persona da lui designata che non sia erede o legatario (706):
la divisione proposta da questa persona non vincola gli eredi, se l'autorità
giudiziaria, su istanza di taluno di essi, la riconosce contraria alla
volontà del testatore o manifestamente iniqua.
Art. 734 Divisione fatta dal testatore
Il testatore può dividere i suoi beni tra gli eredi comprendendo
nella divisione anche la parte non disponibile (536 e seguenti).
Se nella divisione fatta dal testatore non sono compresi tutti i beni
lasciati al tempo della morte, i beni in essa non compresi sono attribuiti
conformemente alla legge (566 e seguenti), se non risulta una diversa volontà
del testatore.
Art. 735 Preterizione di eredi e lesione di legittima
La divisione nella quale il testatore non abbia compreso qualcuno dei
legittimari (536) o degli eredi istituiti è nulla.
Il coerede che è stato leso nella quota di riserva può
esercitare l'azione di riduzione contro gli altri coeredi (553 e seguenti).
Art. 736 Consegna dei documenti
Compiuta la divisione, si devono rimettere a ciascuno dei condividenti
i documenti relativi ai beni e diritti particolarmente loro assegnati.
I documenti di una proprietà che è stata divisa rimangono
a quello che ne ha la parte maggiore, con l'obbligo di comunicarli agli
altri condividenti che vi hanno interesse, ogni qualvolta se ne faccia
richiesta. Gli stessi documenti, se la proprietà è divisa
in parti eguali, e quelli comuni all'intera eredità si consegnano
alla persona scelta a tal fine da tutti gli interessati, la quale ha obbligo
di comunicarli a ciascuno di essi, a ogni loro domanda. Se vi è
contrasto nella scelta, la persona è determinata con decreto dal
pretore del luogo dell'aperta successione (456), su ricorso di alcuno degli
interessati, sentiti gli altri.
Capo II
Della collazione
Art. 737 Soggetti tenuti alla collazione
I figli legittimi e naturali e i loro discendenti legittimi e naturali
ed il coniuge che concorrono alla successione devono conferire ai coeredi
tutto ciò che hanno ricevuto dal defunto per donazione direttamente
o indirettamente, salvo che il defunto non li abbia da ciò dispensati.
La dispensa da collazione non produce effetto se non nei limiti della
quota disponibile (556).
Art. 738 Limiti della collazione per il coniuge
Non sono soggetti a collazione le donazioni di modico valore fatte
al coniuge.
Art. 739 Donazioni ai discendenti o al coniuge dell'erede. Donazioni
a coniugibr> L'erede non è tenuto a conferire le donazioni fatte
ai suoi discendenti o al coniuge, ancorché succedendo a costoro
ne abbia conseguito il vantaggio.
Se le donazioni sono state fatte congiuntamente a coniugi di cui uno
è discendente del donante, la sola porzione a questo donata è
soggetta a collazione.
Art. 740 Donazioni fatte all'ascendente dell'erede
Il discendente che succede per rappresentazione (467) deve conferire
ciò che è stato donato all'ascendente anche nel caso in cui
abbia rinunziato all'eredità di questo.
Art. 741 Collazione di assegnazioni varie
E' soggetto a collazione ciò che il defunto ha speso a favore
dei suoi discendenti per assegnazioni fatte a causa di matrimonio, per
avviarli all'esercizio di un'attività produttiva o professionale,
per soddisfare premi relativi a contratti di assicurazione sulla vita a
loro favore o per pagare i loro debiti.
Art. 742 Spese non soggette a collazione
Non sono soggette a collazione le spese di mantenimento e di educazione
e quelle sostenute per malattia, ne quelle ordinarie fatte per abbigliamento
o per nozze.
Le spese per il corredo nuziale e quelle per l'istruzione artistica
o professionale sono soggette a collazione solo per quanto eccedono notevolmente
la misura ordinaria, tenuto conto delle condizioni economiche del defunto
(809).
Non sono soggette a collazione le liberalità previste dal secondo
comma dell'Art. 770.
Art. 743 Società contratta con l'erede
Non è dovuta collazione di ciò che si è conseguito
per effetto di società contratta senza frode tra il defunto e alcuno
dei suoi eredi, se le condizioni sono state regolate con atto di data certa
(2704).
Art. 744 Perimento della cosa donata
Non è soggetta a collazione la cosa perita per causa non imputabile
al donatario (1256).
Art. 745 Frutti e interessi
I frutti (820) delle cose e gli interessi sulle somme soggette a collazione
non sono dovuti che dal giorno in cui si è aperta la successione
(456).
Art. 746 Collazione d'immobili
La collazione di un bene immobile si fa o col rendere il bene in natura
o con l'imputarne il valore alla propria porzione, a scelta di chi conferisce.
Se l'immobile è stato alienato o ipotecato, la collazione si
fa soltanto con l'imputazione.
Art. 747 Collazione per l'imputazione
La collazione per imputazione si fa avuto riguardo al valore dell'immobile
al tempo dell'aperta successione (456).
Art. 748 Miglioramenti, spese e deterioramenti
In tutti i casi, si deve dedurre a favore del donatario il valore delle
migliorie apportate al fondo nei limiti del loro valore al tempo dell'aperta
successione (456, 1150).
Devono anche computarsi a favore del donatario le spese straordinarie
da lui sostenute per la conservazione della cosa, non cagionate da sua
colpa.
Il donatario dal suo canto è obbligato per i deterioramenti
che, per sua colpa, hanno diminuito il valore dell'immobile.
Il coerede che conferisce un immobile in natura può ritenerne
il possesso sino all'effettivo rimborso delle somme che gli sono dovute
per spese e miglioramenti (1152).
Art. 749 Miglioramenti e deterioramenti dell'immobile alienato
Nel caso in cui l'immobile è stato alienato dal donatario, i
miglioramenti e i deterioramenti fatti dall'acquirente devono essere computati
a norma dell'articolo precedente.
Art. 750 Collazione di mobili
La collazione dei mobili si fa soltanto per imputazione, sulla base
del valore che essi avevano al tempo dell'aperta successione (456, att.
1353).
Se si tratta di cose delle quali non si può far uso senza consumarle,
e il donatario le ha già consumate, si determina il valore che avrebbero
avuto secondo il prezzo corrente (1474) al tempo dell'aperta successione.
Se si tratta di cose che con l'uso si deteriorano, il loro valore al
tempo dell'aperta successione è stabilito con riguardo allo stato
in cui si trovano.
La determinazione del valore dei titoli dello Stato, degli altri titoli
di credito quotati in borsa e delle derrate e delle merci il cui prezzo
corrente è stabilito dalle mercuriali, si fa in base ai listini
di borsa e alle mercuriali del tempo dell'aperta successione.
Art. 751 Collazione del danaro
La collazione del danaro donato (1923) si fa prendendo una minore quantità
del danaro che si trova nell'eredità, secondo il valore legale della
specie donata o di quella ad essa legalmente sostituita all'epoca dell'aperta
successione (1277 e seguenti).
Quando tale danaro non basta e il donatario non vuole conferire altro
danaro o titoli dello Stato, sono prelevati mobili o immobili ereditari,
in proporzione delle rispettive quote.
Capo III
Del pagamento dei debiti
Art. 752 Ripartizione dei debiti ereditari tra gli eredi
I coeredi contribuiscono tra loro al pagamento dei debiti e pesi ereditari
in proporzione delle loro quote ereditarie, salvo che il testatore abbia
altrimenti disposto (1295, 1315).
Art. 753 Immobili gravati da rendita redimibile
Ogni coerede, quando i beni immobili dell'eredità sono gravati
con ipoteca da una prestazione di rendita redimibile (1865 e seguenti),
può chiedere che gli immobili ne siano affrancati e resi liberi
prima che si proceda alla formazione delle quote ereditarie. Se uno dei
coeredi si oppone, decide l'autorità giudiziaria.
Se i coeredi dividono l'eredità nello stato in cui si trova,
l'immobile gravato deve stimarsi con gli stessi criteri con cui si stimano
gli altri beni immobili, detratto dal valore di esso il capitale corrispondente
alla prestazione, secondo le norme relative al riscatto della rendita (1866),
salvo che esista un patto speciale intorno al capitale da corrispondersi
per l'affrancazione.
Alla prestazione della rendita è tenuto solo l'erede, nella
cui quota cade detto immobile, con l'obbligo di garantire (1119) i coeredi.
Art. 754 Pagamento dei debiti e rivalsa
Gli eredi sono tenuti verso i creditori al pagamento dei debiti e pesi
ereditari personalmente in proporzione della loro quota ereditaria (1295,
1315 e seguenti) e ipotecariamente per l'intero (2809). Il coerede che
ha pagato oltre la parte a lui incombente può ripetere dagli altri
coeredi soltanto la parte per cui essi devono contribuire a norma dell'Art.
752, quantunque si sia fatto surrogare nei diritti dei creditori (1201
e seguenti).
Il coerede conserva la facoltà di chiedere il pagamento del
credito a lui personale e garantito da ipoteca, non diversamente da ogni
altro creditore, detratta la parte che deve sopportare come coerede.
Art. 755 Quota di debito ipotecario non pagata da un coerede
In caso d'insolvenza di un coerede, la sua quota di debito ipotecario
è ripartita in proporzione tra tutti gli altri coeredi.
Art. 756 Esenzione del legatario dal pagamento dei debiti
Il legatario non è tenuto a pagare i debiti ereditari, salvo
ai creditori l'azione ipotecaria sul fondo legato (2858 e seguenti) e l'esercizio
del diritto di separazione (512 e seguenti); ma il legatario che ha estinto
il debito di cui era gravato il fondo legato subentra nelle ragioni del
creditore contro gli eredi (1203, 2866).
Capo IV
Degli effetti della divisione e della garanzia delle quote
Art. 757 Diritto dell'erede sulla propria quota
Ogni coerede è reputato solo e immediato successore in tutti
i beni componenti la sua quota o a lui pervenuti dalla successione, anche
per acquisto all'incanto (719, 720), e si considera come se non avesse
mai avuto la proprietà degli altri beni ereditari (2646, 2825).
Art. 758 Garanzie tra coeredi
I coeredi si devono vicendevole garanzia per le sole molestie ed evizioni
derivanti da causa anteriore alla divisione (1483 e seguenti).
La garanzia non ha luogo, se è stata esclusa con clausola espressa
nell'atto di divisione, o se il coerede soffre l'evizione per propria colpa.
Art. 759 Evizione subita da un coerede
Se alcuno dei coeredi subisce evizione (1483), il valore del bene evitto,
calcolato al momento dell'evizione, deve essere ripartito tra tutti i coeredi
ai fini della garanzia stabilita dall'articolo precedente, in proporzione
del valore che i beni attribuiti a ciascuno di essi hanno al tempo dell'evizione
e tenuto conto dello stato in cui si trovano al tempo della divisione (att.
140).
Se uno dei coeredi è insolvente, la parte per cui è obbligato
deve essere egualmente ripartita tra l'erede che ha sofferto l'evizione
e tutti gli eredi solventi.
Art. 760 Inesigibilità di crediti
Non è dovuta garanzia per l'insolvenza del debitore di un credito
assegnato a uno dei coeredi, se l'insolvenza è sopravvenuta soltanto
dopo che è stata fatta la divisione (1267).
La garanzia della solvenza del debitore di una rendita (1864) è
dovuta per i cinque anni successivi alla divisione.
Capo V
Dell'annullamento e della rescissione in materia di divisione
Art. 761 Annullamento per violenza o dolo
La divisione può essere annullata quando è l'effetto
di violenza o di dolo (1434 e seguenti). L'azione si prescrive (2941 e
seguente) in cinque anni dal giorno in cui è cessata la violenza
o in cui il dolo è stato scoperto (1442).
Art. 762 Omissione di beni ereditari
L'omissione di uno o più beni dell'eredità non dà
luogo a nullità della divisione, ma soltanto a un supplemento della
divisione stessa.
Art. 763 Rescissione per lesione
La divisione può essere rescissa quando taluno dei coeredi prova
di essere stato leso oltre il quarto (1448 e seguenti).
La rescissione è ammessa anche nel caso di divisione fatta dal
testatore (734 e seguente), quando il valore dei beni assegnati ad alcuno
dei coeredi è inferiore di oltre un quarto all'entità della
quota ad esso spettante.
L'azione si prescrive (2941 e seguente) in due anni dalla divisione.
Art. 764 Atti diversi dalla divisione
L'azione di rescissione è anche ammessa contro ogni altro atto
che abbia per effetto di far cessare tra i coeredi la comunione dei beni
ereditari.
L'azione non è ammessa contro la transazione (1965 e seguenti)
con la quale si è posto fine alle questioni insorte a causa della
divisione o dell'atto fatto in luogo della medesima, ancorché non
fosse al riguardo incominciata alcuna lite.
Art. 765 Vendita del diritto ereditario fatta al coerede
L'azione di rescissione non è ammessa contro la vendita del
diritto ereditario (477, 1542 e seguenti) fatta senza frode a uno dei coeredi,
a suo rischio e pericolo, da parte degli altri coeredi o di uno di essi
(14484).
Art. 766 Stima dei beni
Per conoscere se vi è lesione si procede alla stima dei beni
secondo il loro stato e valore al tempo della divisione.
Art. 767 Facoltà del coerede di dare il supplemento
Il coerede contro il quale è promossa l'azione di rescissione
può troncarne il corso e impedire una nuova divisione, dando il
supplemento della porzione ereditaria, in danaro o in natura, all'attore
e agli altri coeredi che si sono a lui associati (1450).
Art. 768 Alienazione della porzione ereditaria
Il coerede che ha alienato la sua porzione o una parte di essa non
è più ammesso a impugnare la divisione per dolo o violenza,
se l'alienazione è seguita quando il dolo era stato scoperto o la
violenza cessata.
Il coerede non perde il diritto di proporre l'impugnazione, se la vendita
è limitata a oggetti di facile deterioramento o di valore minimo
in rapporto alla quota.
Titolo V
Delle donazioni
Capo I
Disposizioni generali
Art. 769 Definizione
La donazione è il contratto (782, 1321 e seguenti) col quale,
per spirito di liberalità, una parte arricchisce l'altra, disponendo
a favore di questa di un suo diritto (1376) o assumendo verso la stessa
una obbligazione.
Art. 770 Donazione rimuneratoria
E' donazione anche la liberalità fatta per riconoscenza o in
considerazione dei meriti del donatario o per speciale rimunerazione (797,
805).
Non costituisce donazione la liberalità che si suole fare in
occasione di servizi resi o comunque in conformità agli usi (742,
809).
Art. 771 Donazione di beni futuri
La donazione non può comprendere che i beni presenti del donante
(1348). Se comprende beni futuri, è nulla rispetto a questi (1419
e seguenti) salvo che si tratti di frutti non ancora separati (820). Qualora
oggetto della donazione sia un'universalità di cose (816) e il donante
ne conservi il godimento trattenendola presso di sé, si considerano
comprese nella donazione anche le cose che vi si aggiungono successivamente,
salvo che dall'atto risulti una diversa volontà.
Art. 772 Donazione di prestazioni periodiche
La donazione che ha per oggetto prestazioni periodiche si estingue
alla morte del donante, salvo che risulti dall'atto una diversa volontà.
Art. 773 Donazione a più donatari
La donazione fatta congiuntamente a favore di più donatari s'intende
fatta per parti uguali, salvo che dall'atto risulti una diversa volontà.
E' valida la clausola con cui il donante dispone che, se uno dei donatari
non può o non vuole accettare, la sua parte si accresca agli altri
(676).
Capo II
Della capacità di disporre e di ricevere per donazione
Art. 774 Capacità di donare
Non possono fare donazione coloro che non hanno la piena capacità
di disporre dei propri beni (2, 394, 424, 427). E' tuttavia valida la donazione
fatta dal minore e dall'inabilitato nel loro contratto di matrimonio a
norma degli artt. 165 e 166.
Le disposizioni precedenti si applicano anche al minore emancipato
autorizzato all'esercizio di un'impresa commerciale (397).
Art. 775 Donazione fatta da persona incapace d'intendere o di volere
La donazione fatta da persona che, sebbene non interdetta, si provi
essere stata per qualsiasi causa, anche transitoria, incapace d'intendere
o di volere al momento in cui la donazione è stata fatta, può
essere annullata su istanza del donante, dei suoi eredi o aventi causa
(428).
L'azione si prescrive (2962) in cinque anni dal giorno in cui la donazione
è stata fatta (428, 1442 e seguenti).
Art. 776 Donazione fatta dall'inabilitato
La donazione fatta dall'inabilitato, anche se anteriore alla sentenza
d'inabilitazione o alla nomina del curatore provvisorio, può essere
annullata (799, 1442) se fatta dopo che è stato promosso il giudizio
d'inabilitazione (427).
Il curatore dell'inabilitato per prodigalità (415) può
chiedere l'annullamento della donazione, anche se fatta nei sei mesi anteriori
all'inizio del giudizio d'inabilitazione.
Art. 777 Donazioni fatte da rappresentanti di persone incapaci
Il padre e il tutore non possono fare donazioni per la persona incapace
da essi rappresentata. Sono consentite, con le forme abilitative richieste,
le liberalità in occasione di nozze a favore dei discendenti dell'interdetto
o dell'inabilitato.
Art. 778 Mandato a donare
E' nullo (1421 e seguenti) il mandato con cui si attribuisce ad altri
la facoltà di designare la persona del donatario o di determinare
l'oggetto della donazione.
E' peraltro valida la donazione a favore di persona che un terzo sceglierà
tra più persone designate dal donante o appartenenti i determinate
categorie, o a favore di una persona giuridica tra quelle indicate dal
donante stesso.
E' del pari valida la donazione che ha per oggetto una cosa che un
terzo determinerà tra più cose indicate dal donante o entro
i limiti di valore dal donante stesso stabiliti.
Art. 779 Donazione a favore del tutore o protutore
E' nulla (1418 e seguenti) la donazione a favore di chi è stato
tutore o protutore del donante, se fatta prima che sia stato approvato
il conto (385 e seguenti) o sia estinta l'azione per il rendimento del
conto medesimo.
Si applicano le disposizioni dell'Art. 599.
Art. 780 (abrogato)
Art. 781 Donazione tra coniugi
(Art. dichiarato illegittimo: C. Cost. 27 giugno 1973, n. 91)
I coniugi non possono, durante il matrimonio, farsi l'uno all'altro
alcuna liberalità, salve quelle conformi agli usi (1418 e seguenti).
Capo III
Della forma e degli effetti della donazione
Art. 782 Forma della donazione
La donazione deve essere fatta per atto pubblico (2699), sotto pena
di nullità. Se ha per oggetto cose mobili, essa non è valida
che per quelle specificate con indicazione del loro valore nell'atto medesimo
della donazione, ovvero in una nota a parte sottoscritta dal donante, dal
donatario e dal notaio.
L'accettazione può essere fatta nell'atto stesso o con atto
pubblico posteriore. In questo caso la donazione non è perfetta
se non dal momento in cui l'atto di accettazione è notificato al
donante. Prima che la donazione sia perfetta, tanto il donante quanto il
donatario possono revocare la loro dichiarazione.
Se la donazione è fatta a una persona giuridica, il donante
non può revocare la sua dichiarazione dopo che gli è stata
notificata la domanda diretta a ottenere dall'autorità governativa
l'autorizzazione ad accettare (17). Trascorso un anno dalla notificazione
senza che l'autorizzazione sia stata concessa, la dichiarazione può
essere revocata.
Art. 783 Donazioni di modico valore
La donazione di modico valore che ha per oggetto beni mobili (812)
è valida anche se manca l'atto pubblico, purché vi sia stata
la tradizione.
La modicità deve essere valutata anche in rapporto alle condizioni
economiche del donante.
Art. 784 Donazione a nascituri
La donazione può essere fatta anche a favore di chi è
soltanto concepito, ovvero a favore dei figli di una determinata persona
vivente al tempo della donazione benché non ancora concepiti (462).
L'accettazione della donazione a favore di nascituri, benché
non concepiti, è regolata dalle disposizioni degli artt. 320 e 321.
Salvo diversa disposizione del donante, l'amministrazione dei beni
donati spetta al donante o ai suoi eredi, i quali possono essere obbligati
a prestare idonea garanzia (1179). I frutti (820) maturati prima della
nascita sono riservati al donatario se la donazione è fatta a favore
di un nascituro già concepito. Se è fatta a favore di un
non concepito, i frutti sono riservati al donante sino al momento della
nascita del donatario.
Art. 785 Donazione in riguardo di matrimonio
La donazione fatta in riguardo di un determinato futuro matrimonio
(165 e seguenti, 437), sia dagli sposi tra loro, sia da altri a favore
di uno o di entrambi gli sposi o dei figli nascituri da questi, si perfeziona
senza bisogno che sia accettata, ma non produce effetto finché non
segua il matrimonio (805).
L'annullamento del matrimonio (117 e seguenti) importa la nullità
della donazione. Restano tuttavia salvi i diritti acquistati dai terzi
di buona fede tra il giorno del matrimonio e il passaggio in giudicato
(Cod. Proc. Civ. 324) della sentenza che dichiara la nullità del
matrimonio. Il coniuge di buona fede (128) non è tenuto a restituire
i frutti percepiti anteriormente alla domanda di annullamento del matrimonio
(1 148).
La donazione in favore di figli nascituri rimane efficace per i figli
rispetto ai quali si verificano gli effetti del matrimonio putativo.
Art. 786 Donazione a ente non riconosciuto
La donazione a favore di un ente non riconosciuto non ha efficacia,
se entro un anno non è notificata al donante l'istanza per ottenere
il riconoscimento (att. 2-3). La notificazione produce gli effetti indicati
dall'ultimo comma dell'Art. 782.
Salvo diversa disposizione del donante, i frutti (820) maturati prima
del riconoscimento sono riservati al donatario.
Art. 787 Errore sul motivo della donazione
La donazione può essere impugnata per errore sul motivo, sia
esso di fatto o di diritto, quando il motivo risulta dall'atto ed è
il solo che ha determinato il donante alla liberalità (1428 e seguenti).
Art. 788 Motivo illecito
Il motivo illecito rende nulla (799) la donazione quando risulta dall'atto
ed è il solo che ha determinato il donante alla liberalità
(1345, 1418 e seguenti).
Art. 789 Inadempimento o ritardo nell'esecuzione
Il donante, in caso d'inadempimento o di ritardo nell'eseguire la donazione,
è responsabile soltanto per dolo o per colpa grave.
Art. 790 Riserva di disporre di cose determinate
Quando il donante si è riservata la facoltà di disporre
di qualche oggetto compreso nella donazione o di una determinata somma
sui beni donati, e muore senza averne disposto, tale facoltà non
può essere esercitata dagli eredi.
Art. 791 Condizione di riversibilità
Il donante può stipulare la riversibilità delle cose
donate, sia per il caso di premorienza del solo donatario, sia per il caso
di premorienza del donatario e dei suoi discendenti.
Nel caso in cui la donazione è fatta con generica indicazione
della riversibilità, questa riguarda la premorienza, non solo del
donatario, ma anche dei suoi discendenti.
Non si fa luogo a riversibilità che a beneficio del solo donante.
Il patto a favore di altri si considera non apposto.
Art. 792 Effetti della riversibilità
Il patto di riversibilità produce l'effetto di risolvere tutte
le alienazioni dei beni donati e di farli ritornare al donante liberi da
ogni peso o ipoteca, ad eccezione dell'ipoteca iscritta a garanzia della
dote (2817, 2832) o di altre convenzioni matrimoniali, quando gli altri
beni del coniuge donatario non sono sufficienti, e nel caso soltanto in
cui la donazione è stata fatta con lo stesso contratto matrimoniale
da cui l'ipoteca risulta.
E' valido il patto per cui la riversione non deve pregiudicare la quota
di riserva spettante al coniuge superstite (540 e seguenti) sul patrimonio
del donatario, compresi in esso i beni donati.
Art. 793 Donazione modale
La donazione può essere gravata da un onere.
Il donatario è tenuto all'adempimento dell'onere entro i limiti
del valore della cosa donata. Per l'adempimento dell'onere può agire,
oltre il donante, qualsiasi interessato, anche durante la vita del donante
stesso.
La risoluzione per inadempimento dell'onere, se preveduta nell'atto
di donazione, può essere domandata dal donante o dai suoi eredi
(2652, n. 1).
Art. 794 Onere illecito o impossibile
L'onere illecito o impossibile si considera non apposto; rende tuttavia
nulla (1421 e seguenti) la donazione se ne ha costituito il solo motivo
determinante. (788).
Art. 795 Divieto di sostituzione
Nelle donazioni non sono permesse le sostituzioni se non nei casi e
nei limiti stabiliti per gli atti di ultima volontà (688 e seguenti).
La nullità delle sostituzioni non importa nullità della
donazione.
Art. 796 Riserva di usufrutto
E' permesso al donante di riservare l'usufrutto (978 e seguenti, 1002-3)
dei beni donati a proprio vantaggio, e dopo di lui a vantaggio di un'altra
persona o anche di più persone, ma non successivamente (698).
Art. 797 Garanzia per evizione
Il donante è tenuto a garanzia verso il donatario, per l'evizione
che questi può soffrire delle cose donate (1483 e seguenti), nei
casi seguenti (168, 180):
se ha espressamente promesso la garanzia;
se l'evizione dipende dal dolo o dal fatto personale di lui;
se si tratta di donazione che impone oneri al donatario, o di donazione
rimuneratoria (770), nei quali casi la garanzia è dovuta fino alla
concorrenza dell'ammontare degli oneri o dell'entità delle prestazioni
ricevute dal donante.
Art. 798 Responsabilità per vizi della cosa
Salvo patto speciale, la garanzia del donante non si estende ai vizi
della cosa, a meno che il donante sia stato in dolo (1490 e seguenti).
Art. 799 Conferma ed esecuzione volontaria di donazioni nulle
La nullità della donazione da qualunque causa dipenda, non può
essere fatta valere dagli eredi o aventi causa dal donante che, conoscendo
la causa della nullità, hanno, dopo la morte di lui, confermato
la donazione o vi hanno dato volontaria esecuzione (590, 1444).
Capo IV
Della revocazione delle donazioni
Art. 800 Cause di revocazione
La donazione può essere revocata per ingratitudine o per sopravvenienza
di figli.
Art. 801 Revocazione per ingratitudine
La domanda di revocazione per ingratitudine non può essere proposta
(2652) che quando il donatario ha commesso uno dei fatti previsti dai nn.
1, 2 e 3 dell'Art. 463, ovvero si è reso colpevole d'ingiuria grave
verso il donante o ha dolosamente arrecato grave pregiudizio al patrimonio
di lui o gli ha rifiutato indebitamente gli alimenti dovuti ai sensi degli
artt. 433, 435 e 436 (att. 141).
Art. 802 Termini e legittimazione ad agire
La domanda di revocazione per causa d'ingratitudine deve essere proposta
dal donante o dai suoi eredi, contro il donatario o i suoi eredi, entro
l'anno dal giorno in cui il donante è venuto a conoscenza del fatto
che consente la revocazione (2964 e seguenti).
Se il donatario si è reso responsabile di omicidio volontario
in persona del donante o gli ha dolosamente impedito di revocare la donazione,
il termine per proporre l'azione è di un anno (2964) dal giorno
in cui gli eredi hanno avuto notizia della causa di revocazione (att. 141).
Art. 803 Revocazione per sopravvenienza di figli
Le donazioni, fatte da chi non aveva o ignorava di avere figli o discendenti
legittimi al tempo della donazione, possono essere revocate per la sopravvenienza
o l'esistenza di un figlio o discendente legittimo del donante. Possono
inoltre essere revocate per il riconoscimento di un figlio naturale (250
e seguenti), fatto entro due anni dalla donazione, salvo che si provi che
al tempo della donazione il donante aveva notizia dell'esistenza del figlio.
La revocazione può essere domandata anche se il figlio donante
era già concepito al tempo della donazione.
Art. 804 Termine per l'azione
L'azione di revocazione per sopravvenienza di figli deve essere proposta
entro cinque anni (2964 e seguenti) dal giorno della nascita dell'ultimo
figlio o discendente legittimo ovvero della notizia dell'esistenza del
figlio o discendente ovvero dell'avvenuto riconoscimento del figlio naturale.
Il donante non può proporre o proseguire l'azione dopo la morte
del figlio o del discendente.
Art. 805 Donazioni irrevocabili
Non possono revocarsi per causa d'ingratitudine, ne per sopravvenienza
di figli, le donazioni rimuneratorie (770) e quelle fatte in riguardo di
un determinato matrimonio (785).
Art. 806 Inammissibilità della rinunzia preventiva
Non è valida la rinunzia preventiva alla revocazione della donazione
per ingratitudine o per sopravvenienza di figli.
Art. 807 Effetti della revocazione
Revocata la donazione per ingratitudine o sopravvenienza di figli,
il donatario deve restituire i beni in natura, se essi esistono ancora,
e i frutti relativi, a partire dal giorno della domanda (1148; Cod. Proc.
Civ. 163).
Se il donatario ha alienato i beni, deve restituirne il valore, avuto
riguardo al tempo della domanda, e i frutti relativi, a partire dal giorno
della domanda stessa.
Art. 808 Effetti nei riguardi dei terzi
La revocazione per ingratitudine o per sopravvenienza di figli non
pregiudica i terzi che hanno acquistato diritti anteriormente alla domanda,
salvi gli effetti della trascrizione di questa (2652, n. 1).
Il donatario, che prima della trascrizione della domanda di revocazione
ha costituito sui beni donati diritti reali (959, 981, 1021 e seguenti)
che ne diminuiscono il valore, deve indennizzare il donante della diminuzione
di valore sofferta dai beni stessi.
Art. 809 Norme sulle donazioni applicabili ad altri atti di liberalità
Le liberalità, anche se risultano da atti diversi da quelli
previsti dall'art. 769 (1237, 1411, 1875, 1920), sono soggette alle stesse
norme che regolano la revocazione delle donazioni per causa d'ingratitudine
e per sopravvenienza di figli (800 e seguenti), nonché a quelle
sulla riduzione delle donazioni per integrare la quota dovuta ai legittimari
(553 e seguenti).
Questa disposizione non si applica alle liberalità previste
dal secondo comma dell'art. 770 e a quelle che a norma dell'art. 742 non
sono soggette a collazione. |
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