Come in tutti i casi in cui il nostro codice tratta di quote di riserva, bisogna interpretare la norma come la quota minima riservata dalla legge ai legittimari, ossia ciò che spetta come minimo in caso di testamento. Qualora esso non esista, occorre riferirsi ad altri articoli che trattano di successioni legittime per conoscere la percentuale precisa spettante a ciascun erede.
In questo caso, come nell'altro indicato nell'articolo 542, si parla, perciò, di quote di riserva, quelle che non possono essere diminuite e intaccate da chi fa testamento. Vi è da sottolineare che la giurisprudenza ha dichiarato applicabile sia alla successione testamentaria, fatta con testamento, sia a quella legittima, riferibile solamente alle quote riservate dalla legge, il diritto d'uso e di abitazione a favore del coniuge.
Nel caso di comunione dei beni si deve considerare che l'eredità potrebbe comprendere soltanto una metà di essi, in quanto l'altra metà è già di proprietà del coniuge superstite.
Nella successiione legittima, per le quote spettanti al coniuge, in assenza di figli, o in loro presenza, ci si deve riferire agli articoli 583 e 581 del codice civile.
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