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Il terremoto del 1805
 

Il terremoto del 26 luglio 1805

Alle ore 21 del 26 luglio 1805, la famosa notte di sant'Anna, un terremoto di magnitudo 6.6 si scatenò nel Sannio con epicentro, a detta di Gabriele Pepe, nel territorio di Frosolone, a metà strada fra Campobasso e Isernia. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha calcolato, con livello 2 su 3 di approfondimento dello studio, il decimo grado sulla scala Mercalli, cioè una scossa "completamente distruttiva" che durò 45 secondi.
Gabriele Pepe fu l'unico che visitò i luoghi e ne descrisse le condizioni nel suo "Ragguaglio" pubblicato a Napoli nel 1806. Vi è da dire che anche altri testi dell'epoca parlano del terremoto, ma tutti in maniera discorsiva e fantasiosa. Comunque, paragonando le informazioni di questo libro con quelle contenute nell'altro, "Memoria del tremuoto" di Giuseppe Saverio Poli, pubblicato sempre a Napoli nel 1806, (recupera il cartaceo o il pdf cliccando qui, si tratta di Frosolone negli articoli 3 e 4), possiamo ricavare che gli abitanti di Frosolone, prima della scossa, fossero circa 4000 (Pepe parla di 3800 abitanti, Poli di 4000). 
Pepe dice di Frosolone completamente distrutto, Poli di "tutto distrutto", in una pagina, e di "adeguato al suolo quasi per intero" in una lista fornitagli, a suo dire, da un responsabile della polizia.
Non sappiamo in che percentuale l'abitato di Frosolone fosse stato realmente distrutto, però si può fare un'ipotesi molto vicina alla realtà, se si tiene conto delle tipologie di costruzioni dell'epoca. Queste erano di pietre poco squadrate, ancora si possono vedere case del genere nel centro storico, legate con malta di calce, con solai di legno e, ovviamente, prive di cordoli o sistemi che opponessero una resistenza efficace alle spinte laterali delle forze sismiche. In pratica, è verosimile che un centro abitato di simili strutture fosse raso al suolo quasi del tutto. Cioè pochissime costruzioni potevano restare in piedi.

Le vittime

Le informazioni di quei tempi erano spesso di seconda mano, ossia racconti di altri e riportati sui pochi testi arrivati a noi. Così si parla di 3/4 degli abitanti morti a Frosolone. Questo avrebbe dovuto significare che su 4000 abitanti i morti fossero 3000. Invece la lista riportata da Poli parla, per Frosolone, di 1000 vittime e 46 feriti. Precisamente o quasi a quanto si dice di Isernia (1000 e 52), come se i morti si contassero a centinaia. Insomma quei mille significherebbe "tantissimi" e basta. Non si spiega il riferimento ai 3/4, ugualmente sommario e impreciso che dovrebbe significare, per Frosolone, tremila morti su quattromila abitanti.
Ma ci si può fidare di un testo, quello di Poli, che parla di fiumi diventati neri come l'inchiostro che emettevano puzza di zolfo, così come era il Trigno a Boiano (semmai il Biferno). Oppure di fiamme che si vedevano sulla montagna di Frosolone, oppure di stravaganti episodi per cui, a Sepino, un tizio fu scaraventato, da casa sua, fin sull'altare della chiesa caduta e distante varie decine di metri? O di altri corpi lanciati su alberi di mandorlo? Ovviamente non sono gli unici casi di incredibilità del "Ragguaglio". Addirittura una torre a Campobasso, da quadrata che era in pianta prima dell'evento, divenne ovale per il terremoto.
Inoltre è davvero improbabile e strano che, di fronte a mille morti, si possano contare soltanto 46 feriti su 4000 persone che, al buio, dovevano scappare tra le macerie in mezzo ai vicoli stretti anche un solo metro nel centro storico di Frosolone. È chiaro, difatti, anche per la presenza di una cinta muraria con porte d'ingresso all'abitato, che la stragrande maggioranza dei residenti vivesse in paese e non in campagna. La verità è che non esistevano, all'epoca, archivi precisi sul numero degli abitanti. Solamente nel 1861 ci sarebbe stato un censimento della popolazione e, allora, Frosolone si seppe che contava 6246 abitanti. Questo è certo perché il rilievo fu fatto dall'allora ministero dell'Interno.

Come calcolare il numero di morti a Frosolone nel terremoto del 1805

Possiamo elaborare un metodo per calcolare il numero dei morti e, quindi, anche degli abitanti di Frosolone nel 1805. Abbiamo i seguenti dati certi, prelevati dal censimento del 1861 e dalle osservazioni statistiche sulla vita di allora:

1) abitanti di Frosolone nel 1861: 6246;
2) speranza di vita depurata della mortalità infantile: 49,5 anni (se si comprendesse anche la mortalità infantile, la speranza di vita scenderebbe a un misero 5,5 anni);
3) mortalità infantile: 397 per mille nati vivi (significa che quasi il 40% moriva nei primi anni di vita, per infezioni e altre malattie);
4) tasso di fecondità totale (TFT): 5,5 equivalente al numero medio dei figli per ogni donna in età fertile (da considerare tra i 15 e i 35 anni di età, infatti erano poche le donne che non restavano vedove, data la loro molto giovane età al momento del matrimonio con uomini ben più vecchi i quali, pertanto, morivano prima delle mogli: dunque le donne restavano senza marito verso i 35 anni).

Occorre costruire un software e utilizzare un elaboratore elettronico: sarà sufficiente un normale pc (a mano sarebbe troppo lungo procedere).
Il metodo consiste in un calcolo iterativo che ripeta le medesime operazioni partendo da un ipotetico numero minimo di abitanti, per esempio 3000 nel 1805 (come differenza tra il numero di abitanti e il numero di vittime indicati nei testi suddetti), per arrivare a quello reale del 1861. Se con tale calcolo si ottiene come risultato un numero diverso, significa che occorre aumentare il dato di partenza (o diminuirlo). Questo, in pratica, si deve riferire agli abitanti esistenti in paese dopo il terremoto.
Quando il metodo fornirà un risultato abbastanza vicino al numero degli abitanti rilevato nel censimento del 1861, vuol dire che il dato di partenza impostato è quello esatto. Allora si potrà fare la congettura, molto realistica, sul numero degli abitanti prima del terremoto e sul numero, per differenza, dei morti con tal evento.

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