Il selciato
antenato delle pavimentazioni di vicoli e strade
Come nel caso di vicoletto Carlo Troia, di cui si è trattato in una
pagina
precedente, abbiamo un altro spazio urbano con un
selciato dall’aspetto particolare. Esso si trova poco distante dai due
contrafforti di cui si è detto e sembra il più antico di tutti, a
giudicare dalla sua tecnica costruttiva e dai materiali usati.
Qui non vi è l’attenzione solita allo scorrere delle acque piovane e la
composizione appare soltanto determinata dall’esigenza dei passanti di
non avere il terreno direttamente sotto i piedi. Tuttavia esiste una
cura nelle misure dei riquadri e nella scelta delle pietre, più che
altro ciottoli, con spigoli arrotondati e dall’aspetto elegante. Si
doveva trattare di massi prelevati dalle sponde dei torrenti, forse
dallo Spalazzo in basso al paese, oppure diventati così, come altrove,
per il consumo dovuto ai calpestii nel tempo. In questa seconda ipotesi
sarebbero le prime pavimentazioni dopo il terremoto del 1805, costruite
con materiali ricavati dalle macerie nel paese. Diversamente si
dovrebbe datare l’opera a secoli precedenti il sisma, perché solamente
i secoli sono capaci di arrotondare le superfici tanto dure.
In ogni caso è una pavimentazione da salvare, da non distruggere
pensando che la modernità conforti con la sua comodità, a danno della
storia. Qui è visibile, dalla semplicità del selciato e della tecnica
con cui è costruito, l’umiltà della gente del periodo. Esso è poggiato
direttamente sul terreno, senza necessità di fondazioni, se non con una
battitura per rendere la base più uniforme e compatta. Poi, sicuramente
si è usata la rena di montagna che è sempre stata efficace nei lavori
del centro storico di Frosolone. E questo è avvenuto almeno fino a che
non è stata sostituita dalla sabbia e, poi, anche dal cemento al posto
della calce ottenuta sul posto mediante la cottura delle pietre. Per
quel che riguarda la forma, si nota lo spazio sia stato diviso in
settori più o meno di uguale larghezza e la sezione di ciascuno sia a
sella, cioè arcuata. Serviva a tenere sgombera dalla pioggia la parte
dove camminare, mentre l’acqua scorreva lungo i ricordi trasversali e
più bassi che suddividono le parti. Naturalmente è difficile ritenere
che questa tipologia di pavimentazione fosse presente anche nel resto
della strada che, ancora oggi, è in leggera salita rispetto al luogo.
Però non è da escludere perché, se si considerano solamente due settori
convessi con la cunetta concava centrale, vediamo che il sistema per la
raccolta e lo smaltimento delle piogge è identico a quello delle
pavimentazioni in pietra più vecchie dei vicoli. I ciottoli, privi di
altre lavorazioni umane, sono un materiale pronto alla messa in opera.
Dunque questa pavimentazione, ampia poche decine di metri quadrati,
poteva essere eseguita anche in un solo giorno di lavoro: bastava avere
tutto pronto e tre operai di buona volontà.
Devo aggiungere una notazione a quanto detto. La presenza del
contrafforte, proprio di fianco a questo luogo, potrebbe essere un
indizio che l’area, un tempo, fosse privata, ammesso che oggi non lo
sia. Ciò giustificherebbe ancora di più questo tipo di selciato che non
troviamo in nessun’altra parte del paese storico ma che,
viceversa, esisteva davanti a qualche casa di campagna.