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La chiesa di San Pietro in Largo
Vittoria
Per quanto riguarda la chiesa presente un tempo in
Largo Vittoria, si può formulare un’ipotesi basata su indizi più
tangibili. Il primo di essi è fornito dalla presenza dei due leoni
stilofori di cui si è detto. A esso va aggiunta la forma della piazza
che mostra, su due lati, un dislivello rispetto al proprio piano di
pavimentazione. Nel centro storico di Frosolone non esistono altri
simili dislivelli, per cui si può interpretare come segno del limite di
un edificio crollato nel terremoto del 1805, cioè il perimetro della
chiesa. Se questo può essere ammissibile, non lo è altrettanto
l’orientamento che, almeno fino ai primi secoli del secondo millennio,
riguardava l’entrata (a ovest) e l’altare maggiore (a est) degli
edifici sacri.
Qui è necessario fare alcune precisazioni tecniche e storiche. La prima
si riferisce alle fondazioni che difficilmente erano modificate nel
loro allineamento quando il fabbricato, non solo le chiese, crollava
per il terremoto. Molto spesso, giacché era anche più economico, si
ricostruiva seguendo il vecchio tracciato. La seconda riguarda una
ricorrente abitudine storica di trasformare i templi pagani in chiese
cristiane. Dunque, niente di più facile che, nella prima costruzione,
si facesse riferimento alla posizione esistente di un tempio romano.
Per tale motivo l’orientamento poteva essere diverso da quello solito,
ossia verso Gerusalemme o il sorgere del sole. Si consideri che nessuna
delle altre chiese del centro storico ha la navata con l’altare a est.
Se è così, la chiesa esistente in Lago Vittoria doveva essere
posizionata secondo le due direttrici del dislivello presente oggi.
L’altare, doveva trovarsi nel punto nord centrale, forse con tre absidi
sul piano più in alto della piazza (almeno in origine). Come nei templi
dell’antica Roma, a un livello superiore raggiungibile con una
scalinata interna alla navata, c’era tutta l’area dedicata alla
funzione religiosa. Si può ricostruire, come ipotesi, anche una
facciata romanica semplice, data la dimensione dei leoni stilofori di
poco oltre un metro di lunghezza.
Più che una supposizione, invece, è l’aspetto che doveva avere la
piazza, in considerazione dei due brevi vicoli ciechi e in pendenza
presenti lungo il perimetro di essa. Qui è evidente che gli edifici di
spina sono stati costruiti partendo dal livello più basso rispetto a
quello della piazza attuale. Lo si nota anche lungo la scalinata che va
verso Porta San Pietro. Significa che il piano di Largo Vittoria, prima
del terremoto del 1805, doveva essere più in basso, in modo tale che i
vicoli suddetti fossero quasi allo stesso livello della
piazza.
Diversamente la chiesa non
poteva avere un comodo utilizzo da parte dei fedeli. Si formò il
dislivello, che portò la piazza all’altezza attuale, lasciando e
spianando sul posto le macerie della chiesa e degli altri edifici della
zona. Forse fu anche il luogo in cui si seppellirono i morti dopo
averli accatastati e bruciati, secondo il racconto di Gabriele Pepe.
In nessun altro modo una chiesa, che non sia una modesta cappella, può
entrare nello spazio dell’attuale Largo Vittoria, senza che sia risolto
il problema dei dislivelli presenti in zona. Con l’ipotesi disegnata si
considera che:
- Vico della Fragranza, che immette da ovest nella
piazza, fosse come oggi in forte pendenza verso lo slargo;
- la strada che immette da Corso Garibaldi avesse una
scalinata con i gradini più ravvicinati rispetto a oggi e poi
continuasse in pendenza, raccordandosi col livello finale della piazza,
pianeggiante da Vico della Fragranza fino ai gradini verso porta San
Pietro;
- gli altri vicoli che immettono nella piazza fossero
in pendenza verso di essa, fino al piano dello slargo;
- i vicoli ciechi, di contorno alla piazza, fossero
molto meno in pendenza verso il perimetro esterno;
- la scalinata che porta all’uscita dal paese avesse i
gradini solamente dall’incrocio con la cortina di edifici della piazza
in poi;
- gli edifici sul lato ovest avessero il perimetro con
angoli retti prima del terremoto, (evidentemente furono smussati per
costruire una piazza importante, forse per riposizione una
chiesa che, poi, non è stata ricostruita);
- la chiesa doveva avere l’ingresso verso sud e, con le
dimensioni disegnate, poteva essere organizzata anche in tre navate,
come suggeriscono i due leoni stilofori del protiro (larghezza totale
metri 15 – 2,40 dei muri esterni e dei piedritti interni = m. 12,60 di
cui m.6 netti per la navata centrale e m.3,30 per ciascuna della navate
laterali);
- l’incavo attuale, negli edifici a nord dello slargo,
doveva essere lo spazio occupato, in origine, dal semicilindro
dell’abside dietro l’altare maggiore della chiesa.
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