Il quadrilatero
delle emergenze urbane
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all'indice generale degli argomenti sull'ambiente.Per quanto si è detto sulla planimetria del centro storico di Frosolone, dovevano presentarsi, secondo il disegno che si riporta, quattro emergenze urbane in origine. Alla situazione attuale si deve aggiungere l’ospitale, con la quarta porta nella zona di Largo Belvedere, e la chiesa di San Pietro in Largo Vittoria. Le svariate altre aperture della città verso l’esterno sono opera di interventi avvenuti nei decenni successivi al 1805. Valga per tutte la demolizione dell’isolato eseguita per aprire la strada adesso chiamata Via G. A. Colozza, progettata quando i movimenti di persone e cose divennero meccanizzati, ossia con l’invenzione del motore a scoppio. Oltre al convento di Santa Chiara di cui si è detto, che comunque non ebbe mai la caratteristica di generatore del tessuto urbano, esiste anche un altro edificio di una certa valenza storica: il palazzo baronale, posto all’angolo sud-ovest della planimetria. È probabile, per la sua posizione nell’organizzazione del centro abitato, che fosse sorto insieme alla seconda fase planimetrica del paese, tuttavia è evidente che numerose sono state le trasformazioni nei secoli. Oggi vi sono pochi elementi che ne testimoniano una datazione vicina agli inizi del secondo millennio, se non il muro a scarpa del perimetro a ovest e a sud. Non ho considerato questo edificio nell’analisi dell’organismo di Frosolone perché, come il convento di Santa Chiara, non fu un elemento di matrice. Nello sviluppo del centro storico non ha, difatti, l’importanza necessaria come nei casi indicati in precedenza i quali (edificio, piazza, porta cittadina) sono parti precise della maglia urbanistica. Pasquale aveva una decina d’anni quando, agli inizi del 1900, fu testimone dello scavo sul lato ovest del palazzo, attorno alla parete dove c’era un colle. Raccontò, lui ormai anziano e io appena adolescente, che il muro in elevazione continuava a scarpa, come se fosse stato costruito in profondità molto tempo addietro. Questa stranezza è, invece, chiarita se si osserva la posizione della porta del palazzo, sullo stesso lato. Essa è a circa cinque metri dall’attuale piano stradale e la scalinata per raggiungerla appare evidente opera successiva per la diversità del muro, in conci ben squadrati, che la sostiene. Inoltre, congiungendo idealmente la discesa di Via Galilei, verso le Coste Sant’Angelo, con la posizione della suddetta porta, si vede come si tratti di un unico piano inclinato, proprio come doveva essere la china del colle di cui parlava Pasquale. Lungo Via Galilei si notano ancora alcuni ingressi privati posti di sotto al piano stradale. È ovvio che tale colle chiudeva l’attuale ingresso carrabile al paese di Via G. A. Colozza. |
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