Centri storici: Frosolone
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Il ponticello su via Tevere
 

Un muretto che, una volta, serviva per oltrepassare un torrente

Carminuccia vendeva l’insalata e noi bambini andavamo a comprarla. Con dieci lire ce ne dava un piede che portavamo alle rispettive mamme, contenti di essere passati su un muretto da via Tevere al suo orto. Era nel luogo dove ora esiste un parcheggio per automobili, dietro la chiesa di San Pietro. Da un lato e l’altro del muretto di pietre sul quale camminavamo c’erano orti, quelli di cui ho parlato come esterni alla prima fase della crescita urbana di Frosolone.
zona del ponticello
Ma per quale ragione doveva esserci un muro alto anche due metri e oltre per dividere proprietà diverse di terreni posti quasi sullo stesso piano? Era una domanda che mi ponevo spesso, fino a quando uno di quegli orti divenne il mio e quando il Comune decise di costruire un parcheggio sui terreni adiacenti.
Il muro era di pietre a secco, ancora oggi ciò che è rimasto di esso è così, con i massi rosolati al sole e alla neve, diventati di un colore azzurrognolo, quasi come il mare in tempesta o il cielo scuro in attesa di un terribile temporale. Il tempo, gli anni, i secoli lo hanno pitturato a modo loro per farne ricordare la sua età. È stato proprio così che, mettendo insieme vari indizi, ho svelato a me stesso la funzione di quel lungo muretto perpendicolare a via Tevere e infilato nei terreni appena fuori delle case del quartiere Sant’Angelo.
Lo si percorreva sul suo spessore ma non poteva essere tanto massiccio e tanto alto per separare due proprietà. A che pro? Per evitare che i padroni si guardassero in faccia? Ma allora si sarebbe creato un diritto di affaccio a favore del suolo poco più in alto: assurdo e contraddittorio. E sarebbe strano anche che fosse soltanto un viottolo sopraelevato per raggiungere le case più interne dell’abitato. Se fosse così, il percorso o la servitù di passaggio poteva essere tracciata tra i due terreni, sacrificando una porzione di orto corrispondente alle stesse dimensioni dello spessore del muro (circa mezzo metro), senza dover costruire alcunché e con una certa economia e praticità.
Via Tevere è un toponimo che si riferisce a ciò che l’attraversava: un torrente. Il muretto, posto nella direzione di vico Catalano di fronte, è la parte restante di un antico ponte pedonale che consentiva di oltrepassare il torrente per recarsi sull’altro lato di Frosolone, probabilmente quando già esisteva una zona costruita sul lato opposto o s’iniziava a realizzarla. Se è così, come ho cercato di indicare nel disegno sulla stessa foto dell’esistente, significa che si tratta di un rudere da conservare e restaurare. Ancor più dopo i danni provocati dai lavori per il parcheggio. Il ponticello era una prima cucitura tra le due zone della cresciuta urbana di Frosolone. Dopo, quando il torrente per qualche motivo non passò più lungo l’attuale tracciato di via Tevere, ci furono le strade, come strada Mario Pagano, a cucire fra loro le due suddette fasi urbane.
disegno del ponte sulla foto di oggi
Il torrente scorreva in adiacenza agli orti e li teneva sempre nella giusta umidità per farli produrre abbondantemente, sotto il sole in direzione sud, senza le ombre delle case all’inizio, ossia durante la prima fase della crescita urbana del paese. Le acque defluivano a un’altezza inferiore rispetto alla pavimentazione attuale del luogo, allo stesso livello degli orti. Poi scendevano lungo la scalinata che oggi vediamo, (una volta era soltanto letto del torrente), verso la zona dell’Ospedale per infilarsi nella gola che va a valle del paese. La cisterna di muratura, che si trova interrata sotto il parcheggio dietro il municipio e la chiesa di San Pietro, è un altro indizio che vi fosse un antico torrente e che le aree furono poi modificate rispetto alla conformazione naturale.

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