Centri storici: Frosolone
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L'ingresso di Frosolone
 

La prima porta della città

Ritengo che Frosolone in origine avesse un solo ingresso al centro abitato. Mi riferisco alla sua prima fase urbana come è descritta nel mio libro “Saper vedere Frosolone”. In particolare, se vi erano i vicoli ciechi lungo il perimetro delle case attaccate l’una all’atra, significa pure che non si poteva uscire dal paese se non attraverso una sola porta principale, che è rimasta tale anche nei successivi ampliamenti cittadini. Questa è individuabile con la cosiddetta “porta Sant’Angelo” sita verso il fronte nord-ovest. È ovvio che tale porta non esisteva quando Frosolone era ancora un piccolo villaggio di case attorno alla chiesa di San Michele, così come costruito dai longobardi nel VII secolo dopo Cristo. La necessità di una porta urbana sorse nel momento in cui il nucleo abitato divenne un pur piccolo organismo dotato di strade interne e spazi chiusi, dunque con un’apertura verso la campagna.
zona porta Sant'Angelo
Da tale posizione si poteva uscire e raggiungere direttamente la montagna mediante la strada ancora visibile che sale dalle coste Sant’Angelo, passa dietro l’attuale villa comunale, sale ancora verso fonte Murato e raggiunge Sant’Egidio dopo alcuni chilometri. Negli anni sessanta del secolo scorso il percorso era ancora ben tracciato e utilizzato dagli allevatori locali.
Inoltre vi era un’altra strada, sempre uscendo da porta Sant’Angelo, che portava ai terreni verso nord del paese. Si trattava di un secondo percorso, in di-scesa verso il torrente Spalazzo e poi in leggera salita verso le aree di Collecarrise e oltre. Il primo tratto è quasi del tutto scomparso, dopo gli scavi dei primi anni sessanta del secolo passato, quando si sbancò un pezzo del colle denominato “Selva” per far posto ad alcuni edifici di edilizia popolare. Allora fu rovesciato il terreno rimosso lungo il crinale sul lato ovest delle coste Sant’Angelo, fino a restringere l’area della zona in fondo, verso lo Spalazzo. Resta adesso il ponte Pateto, in basso, ricoperto di vegetazione, e il tratto di strada che da tale ponte raggiunge la rotabile verso Collecarrise.
Sul lato est Frosolone aveva, all’epoca cui mi riferisco della sua prima fase urbana, un declivio piuttosto accidentato, come ancora si nota, mentre sul versante sud c’erano gli orti, fuori dell’abitato, che potevano usufruire del sole pieno e anche di un tor-rente che doveva scorrere lungo la strada che perciò si chiama “via Tevere”. Sappiamo che i toponimi non sono mai casuali e lo scopriremo anche in altre occasioni. La presenza degli orti familiari esterni all’abitato è testimoniata da qualche residuo ancora visibile nella zona, ma soprattutto dalla cinta muraria che chiudeva l’interno del villaggio. Se gli orti fossero stati interni all’abitato, non avrebbero goduto del sole: le case li avrebbero tenuti nell’ombra, specialmente con i raggi bassi invernali e delle medie stagioni. Ma abbiamo un interessante vecchio muro, di cui parlerò in seguito, che ci fornisce una prova del torrente citato.
La porta Sant’Angelo, dunque, era studiata per dare facile accesso ai terreni da lavorare o da usare come pascolo, posta in una zona sicura, di non facile accesso per i malintenzionati notturni e comoda per gli abitanti di Frosolone.
Resta, a testimonianza, un appoggio dell’infisso di legno, come si può notare nelle foto, mentre sul lato opposto non esiste lo stipite, sicuramente crollato con il terremoto del 1805, insieme alla parete della costruzione cui era addossato.
porta Sant'Angelo, l'incavo per il telaio


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