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Il mare
 

Il mare (racconto poetico)

[Immagino che il giorno dopo la consacrazione della chiesa di Santa Maria, il lunedì della quarta domenica di settembre, nel 1887, alcuni bambini che avevano aiutato nei lavori, furono portati al mare in gita con un carretto.]

Non chiusi occhio quella notte,
Michele e la sua una grande avventura,
il carretto e il cavallo, dopo la festa.
La chiesa era bella, pulita, alta,
molti avevano pianto,
parlavano di ricordi,
per me solo racconti.
“Non più di otto” disse Michele.
Gli sorrisi e lui mi sorrise,
Luigi non aveva lavorato
ma doveva venire con noi
che avevamo aiutato il cantiere.
“Non più di otto” ripetette Michele,
“Non più” gli risposi.
Partimmo alle quattro di notte,
ci voleva un giorno di viaggio
per il mare.
“Il mare” disse uno di noi,
“il mare…” ripetemmo tutti.
Gli occhi brillarono,
il cavallo nitrì,
il sole sorgeva e
la gioia bolliva nei nostri cuori.
Fu allora che Luigi si sdraiò fra le nostre gambe,
salì lesto, il nono, e partimmo
mentre Michele scuoteva il cavallo
e, in un attimo, fummo lontani
ci parve.
Mamma aveva preparato
due fette di pane con peperoni,
due fette di pane con frittata,
due fette di pane più grosse.
Le guardai perplesso,
“ci metti la frutta che trovi” aveva detto.
Luigi mi fissò,
più povero di noi,
più umile e triste, silenzioso.
Rise quando gli consegnai le prime due fette,
mangiò appena il sole fu pieno.
“La fame” mi disse,
annuii con lui che, finalmente, rise.
Mangiammo tutti al fiume, a mezzodì,
“Solo due minuti” ammonì Michele.
Solo due minuti furono,
il cavallo aveva fretta più di noi.
Il mare, disse qualcuno,
il fiume porta al mare, aggiunse un altro.
Dormimmo quasi fino al tramonto,
sul carretto di settembre e l’autunno,
lunedì, dopo una bella estate.
Le rondini, alte ancora nel cielo,
i nostri sguardi innocenti,
le nostre mani delicate,
scalfite dalle pietre della chiesa,
il nostro compito,
la nostra ricompensa,
la nostra giovane storia.
Michele si fermò,
aria fresca e gentile sulla faccia,
respiro di aria nuova,
labbra che sapevano di sale.
“Il mare” fece un cenno e noi
cercammo di correre gridando,
poi ci fermammo a guardare,
Luigi fu il solo che si bagnò i piedi,
osservavamo la sabbia, il prato azzurro,
lungo, disteso, luccicante,
infinito.
“Il mare…” dicemmo tutti, assorti.
E restammo così, assaporando l’orizzonte,
muti, e quella nostra piccola vita.

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