Buio era
quel luglio
[Tre immagini diverse: la notte del terremoto di chi
dormiva e sognava il Paradiso, poi... la dura realtà della tragedia,
poi... all'oggi, come se la stessa persona avesse
vissuto quel giorno lontano: il 26 luglio di un'altra epoca. Come se,
nel presente, egli raccontasse del passato].
Era buia e silenziosa la strada,
camminavo scalzo, lento e timoroso
poi veloce verso alcune fiammelle,
le vedevo in fondo al viale, fra gli alberi.
Volavo sul terreno sconnesso,
qualcuno mi reggeva: le ali,
sì, pareva che avessi le ali
o lui mi spingeva da dietro.
Volavo guardando lontano,
il vento soffiava di fianco,
un fuoco mi ardeva nel cuore,
non capivo il tormento,
sentivo paura, rumori da dentro.
Profonda era la via,
la luce sempre più ampia,
una porta grande si apriva piano.
Cigolavano le ginocchia,
fischiavano le orecchie,
bruciavano i capelli,
carezze dimenticate,
sorrisi di gente passata,
momenti di gioia e di vita,
ricordi fumosi in mente.
La porta spalancata,
un angelo mi toccava le spalle:
ero arrivato.
“È il mio presente?” gli chiesi, non rispose.
“Ho ancora un’ora, un giorno, un anno?
molti anni? sono giovane…” Non rispose.
Poi le stelle su di me
sdraiato nel letto, sudato,
avevo freddo,
il cielo di luglio spalancato in alto,
la notte scura, rumorosa, chiassosa
di gente che riconoscevo dalle voci,
dai lamenti, dalle grida delle strade.
Il tetto sopra di me, sparito,
una trave si era adagiata inclinata,
mi copriva la fronte,
polvere, pietre, una sedia rotta.
Gli occhi che non capivano
e la mente che non guardava,
le mani che non toccavano
e il respiro che sentiva.
Poi un organo in chiesa
suonava dolcemente,
mi donarono una pagnottella,
ringraziai senza sapere.
Quattro ragazzi si accostarono a me,
sorrisero, scampati anche loro, dissero.
La Madonna del Carmine, oggi o ieri, non so,
oppure la notte di Sant’Anna, rispose Peppe.
Il suo nome non mi era nuovo,
“C’ero anch’io” aggiunse, mangiando del pane,
“C’ero anch’io” gli ripetetti, masticando il pane.
“Stanotte è un luglio buio” disse ancora,
“Stanotte è un luglio diverso” gli risposi.
C’era musica nella piazza,
si cantavano canzoni sussurrate,
si ballava che ancora ci fosse vita,
ci si sorrideva.
Eravamo pochi che ricordavamo,
ma lo raccontammo a tutti.