Archeologia
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Archeologia e informatica
 

Come l'informatica può aiutare l'archeologia

Non esiste, purtroppo, se non in sporadici casi e niente affatto esaustivi, un database dei siti archeologici d'Italia. Né si parla di reperti che siano consultabili nella rete da parte di tutti. Un lavoro che dovrebbe essere portato avanti dalle Soprintendenze Archeologiche e, quindi dal Ministero per i Beni Culturali.
Un'idea che non è per niente complicata portare a termine se solo si pensa come siano già disponibili i software al riguardo. Oppure se ne costruisca uno ad hoc. Coloro che lavorano nel campo suddetto sanno perfettamente come sia possibile. Del resto si può usare anche Microsoft Access che già tantissime nostri lettori conoscono. E allora come mai si perde tanto tempo a mantenere nei depositi enormi quantità di reperti che potrebbero essere, se non mostrati in musei e sale apposite, almeno visualizzati sulla rete con foto e alcune necessarie descrizioni?
Sembra che non si digerisca troppo il lavoro con il computer, se non per scrivere qualche email, connettersi ai social network e scrivere mezza pagina, ogni tanto, di notizie. Basta vedere come siano aggiornati i siti istituzionali , spesso abbandonati a sé stessi.

Un database e un super database

Che cosa sia un database è semplice: si tratta di una tabella di dati esposti secondo determinate colonne per cui sia possibile ricercare i dati in base a criteri prefissati. E' dunque un sistema, ossia un software, che mette in relazione i dati per consultarli con comodità, facilità e velocità.
Che cosa servirebbe, a mo' di esempio, in un database utilizzabile per questo tipo di operazione? Elenchiamo alcuni tipi di colonne necessarie:

  1. il tipo di reperto;
  2. la località del ritrovamento;
  3. la datazione scientifica;
  4. l'ambiente storico;
  5. l'uso originario;
  6. il materiale;
  7. la descrizione tecnica;
  8. le dimensioni;
  9. l'immagine.
Naturalmente si possono aggiungere o sistemare questi dati secondo una differente organizzazione, ma è importante che ci sia l'ndividuazione di ciò che soltanto pochi, invece, ora sanno. Perciò poi la rete, internet dove tutti siano in grado di andare a cercare.
Ma non è sufficiente questo, perché ci sarebbe un database enorme, volendo, e quasi impraticabile per la sua pensantezza esplorativa. Quale la soluzione?
Chi sa di informatica è in grado di fornire, anche in questo caso, una semoplice risposta. Si tratta, difatti, di costruire un super database che abbia come colonne altri database. Per esempio un database con informazioni sui siti sannitici, su quelli romani, greci, egizi e via discorrendo. Oppure un super database che abbia come riferimento la pittura, la scultura e l'architettura, l'urbanistica. Cioè le colone sulle quali poi andare a indagare. Una disposizione dei dati ad albero, immagine molto cara a chi produce software. E anche piuttosto intuitiva.
Non appena si sarà entrati in un database complesso, ma soltanto per la posizione nella piramide dei dati, si avrà a disposizione qualunque strada per arrivare fino a qualunque sito archeologico, oppure a un'anfora a vernice nera, o a un rasoio dell'età del bronzo, a un osso.
Soltanto allora si potrà dire che la cultura si sia curvata in basso per parlare con chi l'ama e, spesso, non sa dove sia.

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