Archeologia
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Le doppie cinte murarie
 

La doppia cinta muraria

Il problema da affrontare

Un problema che attende una spiegazione più logica di un semplice miglioramento della funzione di difesa riguarda la duplicazione della cinta muraria dei luoghi di montagna dei Sanniti. Ci si chiede, da parte degli archeologi, come mai un popolo cerca di difendersi costruendo una doppia cinta di mura megalitiche se non, come succede nella località Civitelle di Frosolone, anche tripla o quadrupla. Non era più facile, più proficuo, meno faticoso allargare o aumentare in altezza l'unico recinto? Nessuno più ha adottato questo metodo di difesa: le città fortificate del medioevo avevano una cinta muraria soltanto. Ma non solo. Come mai a poche decine di metri di distanza si costruì una seconda cinta? E sempre usando massi di dimensioni enormi?
E' fuori di dubbio che la cinta muraria servisse come difesa di qualcosa che fosse ritenuto prezioso. Dunque non solamente la vita stessa di chi abitasse all'interno, quanto anche la tutela di simboli religiosi e, molto più funzionalmente, delle greggi. Queste erano la principale fonte di sostentamento dell'epoca. Quindi era finita l'epoca della sola caccia. E si parla di momenti che possono anche risalire al neolitico.
A questo punto è necessario un appunto. Per un attimo lasciamo da parte la rivoluzione neolitica come definita da Vere Gordon Childe negli anni venti del secolo scorso. Ci immetteremmo in una discussione che non è il caso in queste pagine intraprendere. Inoltre il problema della datazione è discussa altrove nella sezione. Questo archeologo australiano, morto nel 1957, parlò della caratterizzazione della rivoluzione neolitica come il periodo in cui fu introdotta la pietra levigata e la ceramica. Oltre all'agricoltura e all'allevamento degli animali. Egli parlò anche di primi insediamenti stabili. 
Molto di simile ciò che avvenne nelle cinta murarie dei Sanniti. Anche se sarebbe improprio parlare di questo popolo chiamandolo nel modo. Qui ci riferiamo a esso o a chi lo precedette nelle stesse terre. 
Esaminiamo soltanto la funzionalità della doppia o tripla cinta muraria.

La difesa

Se c'era necessità di difendersi voleva anche significare che esistevano tribù che assalivano e, niente di più facile, per questioni di alimentazione. Ecco perciò le greggi, le pecore, forse anche i buoi gli obiettivi primari. Le guerre sannitiche, contro i romani, appartengono periodi storici molto successivi e hanno altre ragioni.
La cinta muraria più interna doveva servire per l'area ristretta dei santuari o dei luoghi di culto in qualunque modo fossero intesi. Per tale motivo, per esempio nelle Civitelle, abbiamo una zona molto piccola rispetto a tutto il sito archeologico. Poche centinaia di metri di mura a circolo, rispetto ai chilometri di tutto il percorso megalitico.
Poi le altre cinta di mura. Molto probabilmente le abitazioni erano nelle parti più interne e, appena più verso l'esterno, protetta dall'ultima cinta, gli animali allevati. Fatti rientrare nel villaggio la sera. E la protezione serviva, dunque, per il giorno e per la notte. Quando anche gli animali selvatici e feroci potevano assalire le popolazioni e provocare una strage.
Ma vi è un altra funzione che si può dedurre dalla minima distanza tra le due cinte murarie più esterne, come nel caso delle Civitelle. Ci riferiamo a questo sito in quanto il maggiore come estensione di terreno e come lunghezza di mura.
Ed ecco la strategia di difesa. Chi avesse voluto penetrare il villaggio salendo sui monti e cercando di violare la prima cinta di mura megalitiche, si sarebbe trovato in uno spiazzo stretto e lungo, recintato, a sua volta, da due lati con sistemi non facilmente superabili. Nemmeno era pensabile che questi aggressori si fossero di nuovo ritratti scendendo di fretta quelle stessa mura che, a fatica, aveva oltrepassato. Una trappola?
Una trappola che consentiva a chi era assalito di poter accerchiare sui due lati minori gli assalitori e, più che respingerli, facilmente massacrarli.
Le mura sono restate nei secoli ai loro posti, i villaggi sono stati usati da altri popoli che si sono succeduti nelle stesse zone e la diversità della tecnologia costruttiva testimonia questo fatto. Una mancanza che si trova anche nei testi molto famosi sui Sanniti, come quello di Salmon (Il Sannio e i Sanniti), riguarda spesso il riferimento temporale di tutto quanto si dice. La discussione, seppure molto puntuale e coerente, perde di valore se l'inquadramento non è fatto con l'epoca storica. Parlare di Sanniti senza dire a quale secolo ci si riferisce, è come non avere gli occhi sul passato.
Si spiega molto meglio la differenza di tecnica sull'uso della pietra per costruire se sappiamo che ciò che ci resta appartiene a varie e diverse civiltà del passato. E, pertanto, si può registrare anche la storia di un popolo se paragoniamo fra loro i reperti, quelli che non hanno ancora una datazione scientifica.

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